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Nella vigilanza: inizio di un’attesa

22 Novembre 2011

Ez 5,1-9; Sal 76 (77); Gl 4,15-21; Mt 12,14-21

 

«Porrò il mio spirito sopra di lui e annuncerà alle nazioni la giustizia. Non contesterà né griderà né si udrà nelle piazze la sua voce. Non spezzerà una canna già incrinata, non spegnerà una fiamma smorta». (Mt 12,18b-20a)

 

L’evangelista Matteo richiama queste espressioni del profeta Isaia per tratteggiare il modo di essere del Signore Gesù. Gesù si allontana dal luogo ove si trovava perché i farisei avevano deciso di farlo morire e, dice il vangelo: “molti lo seguirono ed egli li guarì tutti e impose loro di non divulgarlo”.
In un mondo attanagliato dall’ingiustizia, il cristiano, insieme a tutti gli uomini di buona volontà, non solo non può rendersi complice dell’ingiustizia, ma è chiamato a combatterla. In quale modo? Il suo modello non può essere che Gesù, il quale unisce alla forza la mitezza e una volontà d’amore verso tutti. Egli, infatti, non compie gesti spettacolari, non grida per le strade, non fa violenza al debole ma sfugge ai nemici per rendersi disponibile al bene di tutti.
Oggi, chiediamo allo Spirito Santo il dono di saper cogliere la violenza che può essere anche in noi, e di sostituirla con pensieri, parole e atteggiamenti di mitezza, perché solo con la mitezza possiamo compiere con decisione opere di amore.

 

Preghiamo

Signore Gesù, ravviva la nostra speranza in questi santi giorni di avvento perché, camminando come figli della luce, sobri e vigilanti, ci disponiamo a vivere per sempre con Cristo.

(dalla liturgia)

 

da: La parola ogni giorno.“I miei occhi hanno visto la tua salvezza”(Lc 2,30). Il dono di un nuovo inizio. Avvento e natale 2011, ed. Centro Ambrosiano