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Io sono il pane della vita

27 Aprile 2012

At 9,10-16; Sal 31(32); Gv 6, 22-29

 

«… voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati». (Gv 6,26)

 

Gesù ha cercato i suoi discepoli, di notte, cammi­nando sul mare agitato e trovando posto sulla bar ca con loro. Così facendo, subito hanno toc­cato la riva. Tutto è chiaro. E tutto è misterioso. Il Gesù che cerca posto sulla barca, al contrario, non può essere preso per essere fatto re. Nessuno può ingabbiarlo. Non possiamo piegarlo alle nostre condizioni. Lui conosce la differenza tra quando lo cerchiamo per riempirci la pan­cia e quando invece gli offriamo posto sulla barca per ri ­manere con noi. Lui conosce la differenza tra uomo reli­gioso e uomo di fede. Darsi da fare per il cibo che rima­ne per la vita eterna, non significa fare qualche opera buona, religiosa o sociale, per rendersi propizia la divi­nità, così che poi si senta obbligata a ricompensarmi. L’opera di Dio è credere a colui che egli ha mandato. Credere, cioè fidarsi. È vedere dei segni cercando di guardare nella loro direzione (v. 26), contemplando la luna indicata dal dito. È smettere di cercare di addome­sticare il Signore ed accoglierlo così com’è nella nostra barca (Mc 4,36), tutti i giorni. Quotidiano come il pane.

 

Preghiamo

“Ti istruirò e ti insegnerò la via da seguire;

con gli occhi su di te ti darò consiglio”.

Rallegratevi nel Signore ed esultate, o giusti!

Voi tutti, retti di cuore, gridate di gioia.

(dal salmo 31)

 

[La Parola ogni giorno – "La creazione geme e soffre le doglie del parto". Gesù Cristo, sposo dell’umanità – Tempo di Pasqua 2012 – Centro Ambrosiano]