Ez 2,1-10; Sal 13 (14); Gl 2,10-17; Mt 9,9-13
«Andate a imparare che cosa vuol dire: Misericordia io voglio e non sacrifici. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori.» (Mt 9,13)
Ci troviamo nel contesto della chiamata a Levi e del pranzo che Gesù fa poi con i peccatori. Gesù si rivolge preferibilmente ai peccatori perché sono loro ad aver più bisogno della sua assistenza. Nella discussione con i farisei che lo giudicano per aver mangiato con i peccatori Gesù richiama questa frase di Osea che ripresenta il nucleo centrale della volontà di Dio: la misericordia. La carità, dunque, ha il primato su tutte le altre leggi. Anzi, Gesù la mette prima del culto di Dio. Se non si tiene conto del prossimo il culto a Dio diventa falso. Più volte Gesù rimprovera ai farisei che il loro concetto di giustizia li rende ingiusti con il prossimo. L’ironia di Gesù nei confronti dei farisei è evidente: il loro amore per Dio spesso li porta a odiare il prossimo. Richiamando la frase di Osea Gesù li invita a riflettere su cosa è per loro la misericordia e se il loro comportamento è giusto o no. Questa frase è anche per noi un invito forte a verificare la nostra vita cristiana: se è una vita legata esclusivamente ai precetti da assolvere o a un amore da vivere.
Preghiamo
Non è lasciare Dio, quando si lascia Dio per Dio,
ossia un’opera di Dio per farne un’altra.
Se lasciate l’orazione per assistere un povero,
sappiate che far questo è servire Dio.
La carità è superiore a tutte le regole,
e tutto deve riferirsi ad essa.
(san Vincenzo de’ Paoli)