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Viene colui che è più forte di me

24 Novembre 2016

 

Ger 3,6a.19-25; Sal 85 (86); Zc 2,10-17; Mt 12,33-37

 

 

«Prendete un albero buono, anche il suo frutto sarà buono. Prendete un albero cattivo, anche il suo frutto sarà cattivo: dal frutto infatti si conosce l’albero.»           (Mt 12,33)

                                                                                                                            

L’immagine dell’albero che produce frutti è un’immagine che può essere riprodotta con la nostra vita. Tutto dipende dalla nostra mente e dal nostro cuore. Parlare male, utilizzare parole di cattiveria e odio è segno che si vive nelle tenebre e non si ha un cuore buono. Ciò che l’uomo vive dentro di sé lo dimostra anche all’esterno. Un albero cattivo può solo produrre frutti immangiabili, al contrario un albero buono, potato e concimato, dà frutti buoni. Gesù condanna l’ipocrisia con la stessa espressione che usa Giovanni Battista quando riprende la sua gente. Chi ha il cuore cattivo e osa dire parole buone è un ipocrita: dice ciò che non pensa. Le parole che diciamo ogni giorno devono essere verificate perché hanno una loro dignità, perché comunicano il tesoro che abbiamo dentro. Dobbiamo temere le parole infondate, non vere, non sincere, parole ambigue o parole sganciate dalla carità. Un giorno saremo giudicati anche in base alle parole dette o non dette. Beati i puri di cuore… ci ricorda Gesù nel discorso della montagna.

 

 

Preghiamo

 

Porgi l’orecchio, Signore, alla mia preghiera

e sii attento alla voce delle mie suppliche.

Nel giorno dell’angoscia alzo a te il mio grido

perché tu mi rispondi.         

          (Sal 85,6-7)

 

[da: “La Parola ogni giorno.Gesù verità della storia. Avvento e Natale 2016”, Centro Ambrosiano, Milano]