Lunedì 17 aprile – Ottava di Pasqua
At 3,17-24; Sal 98 (99); 1Cor 5,7-8; Lc 24,1-12
Le donne, impaurite, tenevano il volto chinato a terra, ma quelli dissero loro: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea» (Lc 24,5-6).
La reazione delle donne di fronte ai messaggeri celesti è la paura. Si tratta della tipica reazione umana di spavento di fronte all’epifania del mondo celeste. Il timore caratterizza tutti i personaggi lucani destinatari di rivelazioni dall’alto: Zaccaria, Maria, i pastori, gli Undici e gli altri. Il gesto di chinare il volto non indica tanto il cadere a terra di chi è atterrito dalla presenza divina, piuttosto rivela che le donne hanno riconosciuto la presenza di esseri celesti e di messaggeri divini e compiono un gesto quasi liturgico di rispetto. Coloro che non hanno trovato il Gesù che cercavano (ovverosia un defunto), per mezzo della memoria delle sue parole fanno una ben più profonda scoperta, che non conduce tanto alla tomba, ma all’incontro con «il vivente». Il «sepolcro» è il memoriale del defunto, ma esso è in palese contrasto con la memoria delle parole di Gesù: proprio queste, e non la tomba dove egli fu deposto, costituiscono il vero luogo memoriale in cui Gesù è verificabile come vivente. Quelle parole divengono ora comprensibili proprio alla luce dell’annuncio pasquale.
Preghiamo
Signore Gesù,
non un gelido sepolcro ma la memoria della tua Parola
ci dona di incontrare ancora te,
il Cristo Risorto che ha vinto la morte
e non smette di rivelarsi al nostro cuore.
[da: La Parola ogni giorno. L’esistenza “in Cristo”, Quaresima e Pasqua 2017, Centro Ambrosiano, Milano]