Lunedì 24 aprile – Annunciazione del Signore
At 1,12-14; Sal 26 (27); Gv 1,35-42
Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa Maestro –, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio (Gv 1,38-39).
L’evangelista Giovanni non racconta la chiamata diretta dei discepoli. Essi seguono Gesù su indicazione di un testimone, Giovanni il Battista. Poi gli stessi discepoli testimoniano ad altri l’incontro con Gesù. Pare che l’evangelista scriva il suo racconto per una comunità che non può più incontrare discepoli della prima ora, in quanto ormai sono morti. Sicché egli narra che anche i primi discepoli hanno aderito a Gesù per la testimonianza di altri e così, di anello in anello si risale all’incontro col Signore. Per il lettore del Vangelo, per noi, è impossibile incontrare Gesù nelle modalità con cui l’hanno incontrato i discepoli. A noi non è dato di vedere con gli occhi il suo corpo, di sentire con le orecchie la sua voce, di percepire, cioè, la sua presenza fisica. L’incontro con lui è nella forma della fede, eppure è così importante da determinare l’intera nostra esistenza. Al discepolo storico e al discepolo di oggi è chiesto di dimorare con il Signore, cioè di rimanere presso di lui, per entrare in relazione, per comprendere, per imparare il pensiero di Cristo.
Preghiamo
Signore, ti abbiamo incontrato
anzitutto per la testimonianza di qualcuno.
Poi la magia dell’incontro con te.
Fa’ che dimoriamo sempre nella tua casa,
per imparare che cosa tu ci vuoi insegnare.
[da: La Parola ogni giorno. L’esistenza “in Cristo”, Quaresima e Pasqua 2017, Centro Ambrosiano, Milano]