Ct 5,2a.5-6b; Sal 41; 1Cor 10,23.27-33; Mt 9,14-15
Gesù disse ai discepoli di Giovanni: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno». (Mt 9,15)
Il nostro è un tempo di lutto o è un tempo di festa? La Pasqua ci ha consegnato la vittoria sulla morte, e il dono dello Spirito ci conforta e ci incoraggia; ma la storia rimane segnata da morte e da dolore, ingiustizia e tanto male. La presenza di Gesù è così evidente da farci superare ogni paura oppure è sottile e nascosta da generare in noi più attesa di altri segni che non certezze sul presente? Allo Spirito di Dio chiediamo il dono della speranza, perché sappiamo rimanere sereni e impegnati, cercando e attendendo luce anche quando si fa buio, guardando verso la pienezza anche quando sperimentiamo disgregazione e disorientamento. È questa la Pasqua in cui noi siamo, è questa la Pentecoste che sperimentiamo: molto c’è già del regno di Dio, presente in mezzo a noi; e molto deve ancora avvenire, anche per l’opera delle nostre mani. Se abbiamo conosciuto Gesù, e se lo chiamiamo il Salvatore, questo tempo è tanto di certezza quanto di speranza, invitati a una festa di nozze in cui lo sposo è presente, ma non ancora pienamente abbracciabile.
Preghiamo
Perché ti rattristi, anima mia,
perché ti agiti in me?
Spera in Dio: ancora potrò lodarlo,
lui, salvezza del mio volto e mio Dio.
dal Salmo del giorno