Ez 18, 1-9; Sal 78 (79); Os 2, 16-19; Mt 21, 10-17
Mi fu rivolta questa parola del Signore: «Perché andate ripetendo questo proverbio sulla terra d’Israele: “I padri hanno mangiato uva acerba e i denti dei figli si sono allegati”? Com’è vero che io vivo, oracolo del Signore Dio, voi non ripeterete più questo proverbio in Israele». (Ez 18, 1-2)
La tentazione di ridurre la storia a una catena di cause ed effetti necessari, impossibile da mutare, è un rischio sempre presente, non solo ai tempi di Ezechiele. Si tratta di un pericolo per due motivi: non lascia alcuno spazio alla speranza e alla possibilità di fare emergere la novità donata dal Signore e, insieme, toglie ogni responsabilità agli esseri umani, facendo dimenticare l’importanza di non vivere passivamente, ma di mettersi in gioco per mutare la realtà.
Al contrario, il Signore promette una svolta radicale, annuncia che ciò che nessuno è neppure in grado di desiderare accadrà: la piena salvezza, da lui offerta e realizzata.
Oggi è il giorno per lasciare che il Signore operi trasformando la nostra storia, nella quale è presente quando non ci si lascia andare con inerzia e rassegnazione.
Preghiamo
Non imputare a noi le colpe dei nostri antenati:
presto ci venga incontro la tua misericordia,
perché siamo così poveri!
dal Salmo 78 (79)

