Ez 12, 8-16; Sal 88 (89); Sof 2, 1-3; Mt 16, 1-12
«Quando li avrò dispersi fra le nazioni e li avrò disseminati in paesi stranieri, allora sapranno che io sono il Signore. Tuttavia ne risparmierò alcuni, scampati alla spada, alla fame e alla peste, perché raccontino tutti i loro abomini alle nazioni fra le quali andranno; allora sapranno che io sono il Signore». (Ez 12, 15-16)
In mezzo a un annuncio di sventura, che in realtà trae le conseguenze dal comportamento del popolo, che ha rifiutato l’alleanza con il Signore, è racchiuso un annuncio di speranza, che consente di intendere un futuro aperto, nel quale il male non avrà l’ultima parola.
Il Signore certifica a Ezechiele che resterà un piccolo resto, capace di annunciare il Signore anche in terra straniera; poche persone, che non hanno perso la capacità di conoscere il Signore, perché hanno occhi attenti a intravedere la sua presenza anche quando la maggioranza la soffoca.
Ancora una volta, queste parole rendono propizio il tempo di avvento, sorreggendo con fiducia quanti ancora oggi non vogliono arrendersi a definire impossibile la presenza di Dio che si rivela scegliendo l’umiltà in una storia che pare solo il trionfo dispotico dei potenti.
Preghiamo
Sulla mia santità ho giurato una volta per sempre:
certo non mentirò a Davide.
In eterno durerà la sua discendenza,
il suo trono davanti a me quanto il sole,
sempre saldo come la luna,
testimone fedele nel cielo».
dal Sal 88 (89)

