Bar 4, 36 – 5, 9; Sal 99 (100); Rm 15, 1-13; Lc 3, 1-18
Così dice il Signore Dio: «Guarda a oriente, Gerusalemme, osserva la gioia che ti viene da Dio. Ecco, ritornano i figli che hai visto partire, ritornano insieme riuniti, dal sorgere del sole al suo tramonto, alla parola del Santo, esultanti per la gloria di Dio. Deponi, o Gerusalemme, la veste del lutto e dell’afflizione, rivèstiti dello splendore della gloria che ti viene da Dio per sempre. Avvolgiti nel manto della giustizia di Dio, metti sul tuo capo il diadema di gloria dell’Eterno, perché Dio mostrerà il tuo splendore a ogni creatura sotto il cielo».
Il profeta si fa portatore della buona notizia annunciata dal Signore: l’esilio non durerà per sempre, Gerusalemme sarà ricostruita perché tutti i deportati potranno tornare. Anche se non si è ancora realizzato quanto annunciato, già ora si tratta di mutare i propri sentimenti, perché alla disperazione faccia spazio quella gioia capace di dare energie nuove, di mettere in atto la ricostruzione. Solo chi già sa vedere la presenza del Signore all’opera – nascosta in una storia che, se interpretata con i criteri abituali, risulta confusa e dolorosa – è anche in grado di trasformare la propria vita, lasciando che fin da oggi quell’annuncio si faccia presenza che dà vita.
Preghiamo
Varcate le sue porte con inni di grazie,
i suoi atri con canti di lode,
lodatelo, benedite il suo nome;
dal Salmo 99 (100)

