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VII Domenica di Pasqua

12 Maggio 2024

At 1,15-26; Sal 138; 1Tm 3,14-16; Gv 17,11-19

Gesù disse: «Padre, io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te. Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi». (Gv 17,11)

Nelle parole di Gesù c’è la consapevolezza delle nostre fatiche e della fatica della sua Chiesa, che si muove con la pesantezza del tempo, con la fragilità della storia, con i limiti della nostra condizione. C’è una prima richiesta che Gesù manifesta al Padre, nello sguardo di attesa: che riusciamo a portare a termine il compito di testimonianza che ci è affidato; è il desiderio che manteniamo la relazione con lui, il Creatore, e che questo ci conservi nell’unità. Il desiderio di comunione è insistentemente presente nelle parole di Gesù, in quell’ultima sera con i suoi discepoli, prima della sua “consegna” alla croce. Il fine è proprio l’unità tra tutti e tutto; e ogni volta in cui le nostre scelte favoriscono pace e comunione, relazioni di amore, condivisione, noi facciamo passi verso il regno di Dio, verso l’unità di ogni cosa in Dio. Non ci spaventi questo mondo, non ci trattengano i nostri stessi limiti e ritardi: ancora possiamo costruire trame di comunione, per poterci tutti ritrovare insieme, tra noi e con Lui.

Preghiamo

«Vi lascio la pace – dice il Signore –, alleluia;
vi do la mia pace, alleluia.
Il vostro cuore non si turbi e non abbia timore,
finché ritornerò», alleluia.

dalla liturgia del giorno