1Tm 6, 1-10; Sal 132 (133); Lc 24, 44-48
Quelli invece che vogliono arricchirsi, cadono nella tentazione, nell’inganno di molti desideri insensati e dannosi, che fanno affogare gli uomini nella rovina e nella perdizione. L’avidità del denaro infatti è la radice di tutti i mali; presi da questo desiderio, alcuni hanno deviato dalla fede e si sono procurati molti tormenti. (1Tm 6, 9-10)
Spesso per un cristiano è facile condividere il giudizio severo espresso a riguardo del denaro: Gesù ha insegnato che cosa valga davvero. Eppure, anche se formalmente l’arricchimento non è rivendicato come uno degli obiettivi di un’esistenza, non è così difficile che, in modo velato, in realtà vi stia a fondamento: quante volte si ritiene il denaro un mezzo necessario per compiere il bene, ma poi si trasforma in realtà nel criterio a partire dal quale misurare il proprio successo, o comunque definisce disparità e limita i legami. Il cristiano è allora chiamato a vigilare a proposito di un equilibrio molto arduo: verificare il senso attribuito al denaro diventa l’occasione per comprendere quali siano i propri desideri più profondi.
Preghiamo
Ecco, com’è bello e com’è dolce
che i fratelli vivano insieme!
dal Salmo 132 (133)

