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Festa di san Francesco d’Assisi

patrono d'Italia

4 Ottobre 2021

ALL’INGRESSO
Francesco, uomo di Dio,
lasciò la sua casa e la sua eredità;
si fece piccolo e povero,
e il Signore lo prese al suo servizio.

LETTURA Sof 2, 3a-d; 3, 12-13a. 16a-b. 17a-b. 20a-c
Lettura del profeta Sofonia

Così dice il Signore Dio: «Cercate il Signore voi tutti, poveri della terra, che eseguite i suoi ordini, cercate la giustizia, cercate l’umiltà. Lascerò in mezzo a te un popolo umile e povero. Confiderà nel nome del Signore il resto d’Israele. In quel giorno si dirà a Gerusalemme: «Non temere, Sion, il Signore, tuo Dio, in mezzo a te è un salvatore potente. Gioirà per te, ti rinnoverà con il suo amore». In quel tempo io vi guiderò, in quel tempo vi radunerò e vi darò fama e lode fra tutti i popoli della terra».

Oppure:

LETTURA AGIOGRAFICA
Vita di san Francesco d’Assisi

Francesco nacque ad Assisi da un ricco mercante, e fu avviato all’esercizio della professione paterna. Un giorno, contro la sua abitudine, respinse un povero che gli chiedeva, per amore di Cristo, un po’ di denaro; ma subito si pentì del rifiuto, lo soccorse generosamente e promise a Dio che da quel giorno mai più avrebbe negato l’elemosina a chiunque la domandasse. Qualche tempo dopo si ammalò gravemente; e, dopo la guarigione, si dedicò con impegno ancora maggiore a opere di carità, tanto che, per seguire perfettamente il Vangelo, distribuiva ai poveri quello che aveva. Il padre, colmo d’ira, lo trascinò allora davanti al Vescovo di Assisi perché rinunziasse a ogni diritto nella proprietà familiare: Francesco, spogliatosi anche delle vesti, lasciò ogni ricchezza, affermando che da quel momento con più verità gli sarebbe consentito di ripetere: «Padre nostro, che sei nei cieli». La parola del Vangelo udita leggere un giorno: «Non procuratevi oro, né argento, né monete di rame nelle vostre cinture, né bisaccia da viaggio, né due tuniche, né sandali» divenne la norma ispiratrice della sua vita. Scalzo, vestito solo di una tunica, diede inizio con dodici compagni, all’ordine dei Frati Minori, recandosi poi nel 1209 a Roma per ottenere dalla Santa Sede l’approvazione della regola. Papa Innocenzo III l’accolse con bontà e confermò oralmente la regola del suo Ordine. Così Francesco poté inviare i suoi frati a predicare il Vangelo di Cristo in tutte le parti del mondo e, bramando egli stesso di morire martire, raggiunse l’Oriente, ove fu trattato con ogni rispetto dal Sultano; ma non vedendo alcuna speranza di conversione tornò in Italia. Dopo aver provveduto il suo ordine di diverse case, si ritirò in solitudine sul monte della Verna: qui, dopo aver dato inizio a un digiuno di 40 giorni in onore di san Michele arcangelo, il giorno dell’Esaltazione della Santa Croce, gli apparve un serafino recante fra le ali l’immagine del crocifisso, il quale gli impresse nelle mani, nei piedi e nel costato le stigmate delle ferite. Due anni dopo, sentendosi gravemente ammalato, volle essere trasportato nella chiesa di santa Maria degli Angeli per rendere a Dio l’ultimo soffio della vita, là dove da Dio aveva ricevuto l’impulso alla vita rinnovata. E lì, dopo aver esortato i frati alla povertà, alla mitezza, alla fede della santa Chiesa Romana, mentre recitava il salmo «Con la mia voce al Signore grido aiuto» alle parole «i giusti mi faranno corona, quando mi concederai la tua grazia» emise l’ultimo respiro. Era il 4 ottobre dell’anno 1226. Per i suoi insigni miracoli venne proclamato santo da papa Gregorio IX. Francesco, povero e umile, vero ritratto di Gesù Cristo, ha dato agli uomini disorientati e sconvolti del suo tempo esempi inesauribili di vita evangelica e ha mostrato nuove vie e audaci possibilità per riformare la vita pubblica e privata. Per questi aspetti della sua santità Pio XII lo ha proclamato patrono principale d’Italia.

SALMO Sal 56 (57)

A te, Signore, la lode, la gloria e l’onore.

Innàlzati sopra il cielo, o Dio,
su tutta la terra la tua gloria.
Invocherò Dio, l’Altissimo,
Dio mandi il suo amore e la sua fedeltà. R

Saldo è il mio cuore, o Dio,
saldo è il mio cuore.
Voglio cantare, voglio inneggiare:
svégliati, mio cuore, svegliatevi, arpa e cetra,
voglio svegliare l’aurora. R

Ti loderò fra i popoli, Signore,
a te canterò inni fra le nazioni:
grande fino ai cieli è il tuo amore
e fino alle nubi la tua fedeltà. R

EPISTOLA Gal 6, 14-18
Lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati

Fratelli, quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo. Non è infatti la circoncisione che conta, né la non circoncisione, ma l’essere nuova creatura. E su quanti seguiranno questa norma sia pace e misericordia, come su tutto l’Israele di Dio. D’ora innanzi nessuno mi procuri fastidi: io porto le stigmate di Gesù sul mio corpo. La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con il vostro spirito, fratelli. Amen.

VANGELO Mt 11, 25-30
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo

In quel tempo il Signore Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo. Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

DOPO IL VANGELO
Beati i poveri in spirito
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati i miti perché erediteranno la terra.

ALLO SPEZZARE DEL PANE
Per me non ci sia altra gloria,
che nella croce del Signore Gesù Cristo:
io porto le sue stigmate nel mio corpo.

ALLA COMUNIONE
In verità vi dico:
«Voi che avete lasciato ogni cosa e mi avete seguito,
riceverete cento volte tanto
e avrete in eredità la vita eterna».