Attitudini – nessuna, il documentario su Aldo, Giovanni e Giacomo è un viaggio nella carriera del trio. Si passeggia insieme a loro, li si pedina nelle loro attività quotidiane e sul viale dei ricordi.
Si ascoltano tante voci: da Marina Massironi a Paolo Rossi passando per la Gialappa’s Band. Gli artisti incontrati lungo il cammino. Se le risate paiono diminuire (vengono quasi tutte dagli spezzoni dei film e dagli sketch montati in accompagnamento) c’è invece tanta nostalgia per l’aria creativa che permeava una Milano che non c’è più.
Un regalo per i fan più affezionati
È un film realizzato come confessione a cuore aperto verso i fan più affezionati (con tanto di richiesta di assoluzione per il bruttissimo Fuga da Reuma Park). Sono però poche, per chi conosce la storia di Aldo, Giovanni e Giacomo, le informazioni nuove contenute nel documentario. Eppure Attitudini – nessuna trova alcuni passaggi che andrebbero mostrati a chiunque voglia discutere della presunta crisi odierna del cinema e del teatro.

Mentre si raccontano le origini del trio si entra in un mondo diverso. Uno dove gli oratori erano delle fucine creative in cui giovani attori in erba potevano provare, sperimentare, divertirsi, fallire. Le città curavano i luoghi. C’erano spazi in cui provare a mettere in scena qualcosa di diverso, dove chi aveva idee poteva trovarsi, conoscersi, e provare a spezzare le tradizioni senza chiedere il permesso.
Una palestra che oggi si fatica a scovare
Sembra scontato ma, prima di diventare un trio, Aldo, Giovanni e Giacomo si sono visti, si sono incontrati, hanno provato e hanno potuto trovare un palco comune. Oggi, per i giovani talenti, è sempre più difficile che questo accada fuori dall’oceano virtuale di YouTube.
I primi passi del trio sono stati mossi nelle Sale della Comunità (il Teatro Oscar è oggi la seconda casa di Giacomo Poretti) e non solo. Lavoravano nei piccoli saloni in cui si poteva osare senza il rischio di vedere la carriera stroncata.

La provincia, per i tre comici, è stata una palestra fondamentale. Lontano dal cuore di Milano, provavano i pezzi, calibravano le reazioni del pubblico e solo dopo li ributtavano in versione definitiva nei cabaret più importanti. Lì nascevano le idee.
Oggi, nel dibattito sul futuro del cinema e del teatro, si tende a considerare questi spazi come i più sacrificabili. Non è così. Attitudini – nessuna dimostra che le sale piccole vanno sostenute, perché è lì che nascono i grandi.








