Mercoledì 12 maggio due educatrici del gruppo adolescenti e diciottenni della Comunità Pastorale Beato don Carlo Gnocchi di Varese, Francesca Cantoni e Giulia Manco, sono state invitate in Regione presso Palazzo Lombardia a parlare di giovani e salute mentale in rappresentanza della Pastorale Giovanile diocesana, all'interno della tavola rotonda dal titolo “Re-Esistiamo. Giovani e salute mentale, un dialogo oltre la pandemia”: ecco la loro testimonianza circa l'esperienza vissuta.

di Francesca Cantoni e Giulia Manco
Educatrici presso la Comunità Pastorale Beato don Carlo Gnocchi di Varese

Giulia-Francesca

È stato un piacere e un grande onore poter prendere parte a questo confronto tra giovani ed esperti su un tema così importante. Quando ci è stato chiesto di preparare un breve intervento per l’occasione, ci siamo trovate un po’ in difficoltà.

La domanda che continuavamo a porci era cosa c’entrasse la fede con la salute mentale. Ma dopo un confronto con il nostro don Davide Caccianiga e una volta raccolte assieme alcune riflessioni emerse nel corso degli incontri settimanali coi nostri ragazzi, siamo giunte alla conclusione che ciò che lega i due aspetti è la speranza. La nostra anima e la nostra mente si intrecciano, infatti, in un legame molto forte, entrambe si nutrono di speranza e necessitano di essa per non perdersi.

Prima di introdurre l’argomento alla tavola rotonda, abbiamo scelto di condividere alcune testimonianze dirette degli adolescenti, scaturite da un’attività che consisteva nello scegliere una canzone che meglio rappresentasse il loro stato emotivo e psicologico durante i mesi di pandemia.

Non mi sono sentita per niente ascoltata da nessuno, tutti che si preoccupavano della scuola, di stare a casa, di isolarsi e nessuno mi ha mai chiesto come stessi veramente”.
The lake will clean your mind, the lake will clean your soul. Mi sono chiesta cosa sia questo “lake”, questo lago, che purifica la mente e l’anima. Ed è lo stesso lago che tiene a galla la barca e non la lascia affondare”.

Queste sono alcune delle frasi più rappresentative del vissuto dei nostri adolescenti. Da queste parole traspare una profonda solitudine e una perdita di speranza, ma anche un gran desiderio di ritrovarla. Avere speranza significa avere una direzione che punta verso qualcosa di ben preciso. “Siate lieti nella speranza” recita un passo della Lettera ai Romani (12,12) e mai come in questo periodo ci siamo resi conto della veridicità di queste parole: la speranza rende davvero lieti.

È stato molto emozionante vedere come questa tematica abbia unito e unisca tutti, dallo studente all’esperto in neuropsichiatria, dal credente al non credente, dal giovane all’adulto. Crediamo, infatti, che, al di là di una consapevolezza o meno della presenza di Dio nella propria vita, questo desiderio di incontrarlo, che si traduce in desiderio di ricevere amore e verità, sia presente in ognuno di noi, ciascuno a suo modo.

Al termine del nostro intervento abbiamo potuto chiedere in prima persona agli esperti presenti quale sia l’influenza che ha la speranza, l’avere uno scopo nella vita e delle responsabilità sulla salute mentale di un adolescente o di un giovane adulto e come si possa fare per mantenerla viva.

Le risposte hanno toccato numerosi temi importanti e le parole del dottor Alessandro Albizzati ci sono rimaste particolarmente impresse: “Bisogna distinguere il dolore mentale dalla patologia. Molto di quello di cui noi parliamo è dolore mentale. Il dolore mentale non va psichiatrizzato. Va ascoltato e va tollerato.
Certo che ci vuole una direzione, certo che ci vuole la possibilità di chiedersi chi sono e dove vado. Noi non vogliamo gli studenti migliori ma vogliamo che i ragazzi si migliorino.”

Ringraziamo don Marco Fusi per averci dato questa opportunità e per l’onore di aver potuto rappresentare la Pastorale Giovanile diocesana. Speriamo che in futuro possano esserci altre occasioni di confronto così importanti, perché il cambiamento può partire solo da un ascolto reciproco.

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