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Prende inizio il cammino formativo 2025-2026 aperto a tutte le persone di Vita consacrata presenti nell’Arcidiocesi. Il Vicariato per la Vita consacrata con gli Organismi di comunione, l’Ufficio Pastorale Missionaria e Ufficio Pastorale Migranti, in collaborazione con il Centro Studi di Spiritualità della Facoltà Teologica, presentano la proposta di questo anno

Sabato 13 settembre, presso l’Istituto “Maria Consolatrice”, in via Melchiorre Gioia, è stata presentata la proposta formativa 2025-2026 intitolata “La differenza che fa bella la Chiesa. Milano/Chiesa dalle genti si confronta con i consacrati e le consacrate che provengono da Chiese lontane”.

“Il percorso formativo di questo anno porta un titolo provocatorio”, ha introdotto Mons. Magni, sottolineando quanto stia crescendo la consapevolezza che l’alterità va accolta e approfondita. “Milano trova nella vita consacrata intercontinentale un valore che la rende bella”, ha precisato Mons. Magni spiegando che il percorso intende creare un reale confronto tra la Chiesa di Milano e i Consacrati/e e presbiteri “in convenzione” che provengono da Chiese lontane.

Durante il momento di presentazione sono intervenuti suor Donatella Zoia, Superiora generale delle “Suore del Preziosissimo Sangue di Gesù” e don Francesco Airoldi, Delegato Arcivescovile per il clero internazionale.

A partire dall’esperienza della sua Congregazione e dei 17 anni vissuti in Kenya, suor Donatella Zoia ha sottolineato fin da subito che spesso la differenza è percepita come un ostacolo, ma è sempre più urgente percorrere cammini interculturali.

“La Trinità è paradigma di relazione e l’Eucaristia è chiave di rapporti interpersonali e interculturali”, ha sottolineato suor Donatella spiegando che questo cammino presuppone un desiderio del cuore, una scelta, e una conoscenza approfondita della propria cultura.

La differenza è una grande opportunità perché rimanda ciascuno alla sua povertà, permette di cogliere il nostro essere imperfetti e ricorda a tutti che le cose possono essere diverse da come le abbiamo pensate.

Suor Donatella ha inoltre sottolineato che l’interculturalità è un processo e una chiave per rileggere la missione e che tutto questo ha un forte impatto profetico.

Secondo suor Donatella, è necessario lasciarsi sfidare e cambiare dagli altri e, soprattutto, è necessario credere all’opera dello Spirito Santo che ci permette di superare le difficoltà e diventare compagni di viaggio. Tutto questo passa attraverso la cura del linguaggio, l’arte di tessere amicizie sincere e di imparare dagli altri, scoprendo anche la saggezza dell’ignoranza.

Suor Donatella ha concluso invitando a “manifestare l’armonia dello Spirito nella rete di relazioni che è la Chiesa”. Per questo è necessario un cammino che tocchi la vita concreta e coinvolga le comunità, le parrocchie, le congregazioni e la Diocesi. “Tutto questo”, ha affermato suor Donatella, “farà bella la Chiesa e darà generatività ai carismi”.

Nella sua relazione intitolata “Preti d’altrove”, don Francesco ha presentato le speranze e i timori di fronte a questa proposta, e ha fornito dati precisi circa la presenza di presbiteri internazionali in Diocesi.

Secondo don Francesco, la situazione attuale obbliga ad un discernimento attento rispetto alla disponibilità reale delle parrocchie che accolgono i preti in convenzione. Nel suo intervento ha inoltre precisato come i pochi presbiteri fidei donum non trovano ancora uno spazio adeguato nelle comunità che li accolgono.

Nel concludere, don Francesco ha sottolineato la necessità di abitare seriamente una domanda: “Cosa posso imparare dall’altro? L’ascolto di presbiteri provenienti da realtà diverse dalla nostra dovrebbe interrogarci maggiormente e può diventare una vera opportunità di integrazione”, ha affermato don Francesco sottolineando come “i presbiteri e le consacrate internazionali possono essere vettore per una maggiore integrazione degli stranieri nelle nostre comunità.”

Gli interventi di suor Donatella e don Franco hanno introdotto i presenti in un vivace dibattito sulle opportunità e sfide attualmente presenti in questo ambito.

Per concludere, Mons. Stercal, Direttore Centro Spiritualità FTIS, ha presentato le cinque tappe del cammino con un’attenzione, in particolare, ai principi che lo animano.

Prende così inizio un cammino formativo che vorrebbe favorire il passaggio  da un’ottica di “inserimento” a una di incontro e condivisione, allargando il respiro a un orizzonte di totalità che coinvolga anche i laici. La vita consacrata è infatti un dono per tutti e qualunque passo si faccia, questo è per tutti e riguarda tutto.

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