«L’essenziale è riuscire a incontrare Gesù, presenza viva perché è risorto, affettuosa perché ci ha chiamato amici; una presenza affidabile. Tutti noi convocati a partire per le diverse forme di pellegrinaggio, solidarietà, creatività, dovremmo – e, difatti, abbiamo – la grazia di incontrare Gesù che ci dice: Io ti attendo, ti accompagno, ti accendo». È questo il “cuore” del mandato che l’Arcivescovo Mario Delpini ha conferito ai moltissimi giovani riuniti a Lecco per il “Festival della Speranza”, dal titolo “Chiamati a guardare in alto”, rivolto a coloro che si recheranno a Roma per il Giubileo dei giovani dal 28 luglio al 3 agosto o che, comunque, vivranno esperienze di volontariato e di missione, in Italia e all’estero, promosse da Caritas Ambrosiana, dal Pime e dal Csi nel Mondo.
Il “Festival della Speranza”
Una sorta di “pre-Giubileo”, così come due anni fa, sempre a Lecco, si era realizzata un’iniziativa simile (e di grande successo) in vista della Giornata Mondiale della Gioventù di Lisbona, organizzata dal Servizio per i Giovani e l’Università, dall’Ufficio di Pastorale Missionaria, da Caritas Ambrosiana, dal Pime, dal CSI di Milano con la collaborazione del Comune di Lecco.
In programma, un pomeriggio intero ricco di testimonianze, momenti di preghiera, animazioni musicali, workshop, mostre nel centro della città dei “Promessi Sposi”, ma, purtroppo, in parte segnata dal maltempo con violentissime raffiche di vento e pioggia che hanno causato danni e, in parte ridotto, la kermesse. Che non ha potuto realizzarsi nella sua parte più suggestiva e, certamente, molto attesa, con la salita del vescovo, dei Vicari episcopali e di alcuni giovani partenti sulle caratteristiche “Lucie”, le imbarcazioni di manzoniana memoria, da cui monsignor Delpini, dal lago, avrebbe dovuto consegnare il mandato.
In ogni caso, festa è stata, prima della “tempesta”, per le strade con le mostre a pannelli dedicate alla pace e, in piazza Garibaldi, dove si sono esibiti gruppi musicali e tante associazioni – dalla Foma “Libera”, dalle Cooperative sociali sul territorio ai giovani delle Acli e al Csi -, hanno presentato le loro attività.

Senza dimenticare le testimonianze, come quella particolarmente intensa di don Claudio Burgio, fondatore della comunità “Kayros” che, con due ragazzi ospiti, ha portato parole di speranza per non essere un “Sotterrato” come si è intitolato il brano rap eseguito da uno di loro. Poi il diluvio, i gazebo divelti e, infine, verso sera sotto un pallidissimo squarcio di sole tra le nuvole ancora minacciose e il vento, l’arrivo dell’Arcivescovo presso la basilica di San Nicolò, accolto dal prevosto, don Bortolo Uberti e di vicario di Settore, don Beppe Como.
In oratorio, la cena veloce con i ragazzi e il cammino, a piedi, per le strade del centro cittadino: Dopo qualche aspettativa, andata delusa, di poter tornare sul lungolago, il momento culminante della serata si è, infine, svolto nel Santuario della Beata Vergine della Vittoria, peraltro, in questo anno, anche Chiesa giubilare e dove i ragazzi che lo volevano, precedentemente, avevano potuto accostarsi all’Adorazione e al Sacramento della Riconciliazione.
La celebrazione del mandato
Santuario gremito, come non mai, dai giovani, seduti ovunque e fino al matroneo per il momento del “mandato”, aperto dal saluto dell’assessore del Comune di Lecco, Emanuele Tosi, in rappresentanza del sindaco, Mauro Gattinoni, che ha augurato ai ragazzi di «vivere sempre un’esperienza di relazioni vere».
Preceduta dalla lettura di evocativi brani dei “Promessi Sposi”, della Bolla di indizione giubilare “Spes non confundit” e da stralci degli Atti degli Apostoli, inframezzati dai canti eseguiti, come sempre al meglio, dai Cori Shekinah ed Elikya, si è avviata la celebrazione. Sull’altare maggiore, l’Arcivescovo, don Como, don Uberti, il vicario di Zona III, monsignor Gianni Cesena, il direttore di Caritas ambrosiana, Luciano Gualzetti, il vice, don Paolo Selmi, don Marco Fusi, responsabile del Servizio Giovani, il direttore della Fondazione degli Oratori Milanesi, don Stefano Guidi e Teresa Bernabé, per il Csi nel mondo.
Poi, l’accensione delle fiaccole (anch’esse tradizionali del lecchese) e di tanti lumini per invocare il dono dello Spirito, i brevi interventi di giovani delle associazioni promotrici del Festival «pronti a partire per le strade, pronti a metterci in gioco, ad appassionarci della vita degli altri, a portare la gioia contagiosa nelle periferie del mondo». E proprio sul «partire per andare avanti, ma verso dove?» si è soffermato anche il vescovo Delpini nella sua omelia.

L’omelia
«La speranza dei discepoli di Gesù è quella amicizia, quella fede, quella attrattiva di chi ascolta la promessa del Signore che dice, “Io ti aspetto”. Partire, forse, è obbligatorio d’estate, per andare via dal lavoro, dai rapporti noiosi, dalla ripetizione insopportabile», ha, infatti, detto monsignor Delpini. «Partire per assumerne un compito, per obbedire a un mandato, per raggiungere una meta, per portare a compimento la propria vocazione, per portare un segno di solidarietà, una parola di Vangelo, un’offerta di amicizia. Partire, certo, ma se poi si cambia idea, se succede qualcosa? Chi ha incontrato e conosce Gesù si è sentito dire, “Io ti accompagno, io sono con te, non ti lascerò mai, io sono la vita che tiene viva la vita. La speranza dei discepoli non è un’impresa solitaria, il volontarismo della fiducia, è piuttosto dimorare nella relazione di amore che rende capace di vivere, attraversando le insidie e le tribolazioni e di riconoscere la presenza di Gesù là dove non ci si aspetta».
“Io ti accompagno, io ti accendo”

E, ancora: «Ci sono quelli che hanno nostalgia del vento impetuoso, mentre l’ordinario scivola in un declino inarrestabile, mentre l’umanità invecchia nel vecchio Continente e sembra che la vita non sia più desiderabile; ci sono quelli che hanno nostalgia del vento impetuoso e del fuoco. Alcuni cercano una solitudine più rassicurante di un legame e di un amore, sognano un paradiso indisturbato per sottrarsi a un mondo che sembra un inferno. Ma ci sono quelli che hanno nostalgia del vento impetuoso e che si raccolgono in preghiera, ascoltando la promessa di Gesù, “Io ti accendo”».
È ormai sera inoltrata quando prende la parola don Massimo Brescancin, a nome della Consulta diocesana “Comunità cristiana e disabilità”, ricordando «gli esclusi di sempre, i migranti, i carcerati, i portatori di disabilità» e sottolineando le sinergie avviatesi nelle parrocchie e negli oratori con la Fom e la pastorale giovanile «perché la festa sia davvero e sempre per tutti».
A suggellare il mandato, arriva anche la premiazione di alcuni vincitori del concorso “Hope – Creativi nella Speranza” per adolescenti e giovani. Al complesso “I Diorama” il riconoscimento per la musica grazie alla canzone, “Loro non lo sanno”; per i video, “Ultimo petalo” di Artem Kyshlar; a Sofia Margherita De Iaco, per “Ritrovarti”, sezione Poesia e Racconto e a Marina Bassani per gli Elaborati artistici” con “Scoprire la luce”.









