Dal 19 al 23 maggio, la comunità delle Romite Ambrosiane del Sacro Monte di Varese ha accolto le postulanti, novizie e professe temporanee dei monasteri femminili della nostra Diocesi per un tempo di fraternità e formazione

Si sono tenute dal 19 al 23 maggio 2025 le giornate formative dedicate a quante nei monasteri femminili della nostra Diocesi stanno affrontando il cammino della formazione iniziale: postulanti, novizie e professe temporanee.
Anche quest’anno, ed è ormai il terzo, l’esperienza è stata arricchente e molto positiva, non solo per le giovani, ma anche per noi formatrici che le abbiamo accompagnate e che con loro siamo state accolte calorosamente dalla comunità delle Romite Ambrosiane del Sacro Monte di Varese, in una cornice paesaggistica molto suggestiva, soprattutto per chi proviene da monasteri di città come Milano, Monza e Seregno. Un’esperienza molto coinvolgente è stata anche la condivisione della loro ricchissima preghiera liturgica in rito ambrosiano, piuttosto insolita per chi vive in comunità che, invece, seguono il rito romano.
Senza dubbio in questi anni è notevolmente cresciuto il bel clima di fraternità che può ormai godere di legami di vera amicizia, di condivisione e di sostegno nel cammino, non solo tra le sorelle in formazione, ma anche tra noi formatrici e, di conseguenza, tra le nostre comunità.
Sono stati giorni in cui la freschezza della loro giovinezza ha potuto esprimersi in un contesto di familiarità: le abbiamo guardate con stupore e gioia mentre giocavano con tutta la loro vivacità, cantavano al suono di chitarra, maracas e tamburi, camminavano con allegria sotto la pioggia, percorrendo le cappelle della Via Sacra del Sacro Monte, che ha viste anche noi “pellegrine di speranza” durante questo anno giubilare.
Poter avere uno spazio sufficientemente disteso -anche quest’anno avevamo previsto quattro giorni, poi ridotti a tre e mezzo a causa dello sciopero dei treni-nel quale collocare tempi di preghiera insieme, l’ascolto dei contributi formativi, il lavoro a gruppi e spazi di fraternità spontanei è un bel modo per affrontare con agio tematiche fondamentali che sono proprie di ogni cammino formativo a prescindere dai diversi carismi di appartenenza.
La diversità dei carismi, poi, offre la possibilità e la bellezza di un incontro mai scontato e sempre promettente proprio perché, nella differenza, ognuna di noi trova uno specchio in cui contemplare la bellezza dell’altro e riconoscere sempre più in profondità la propria.
L’incontro di quest’anno ha concluso un percorso che si è andato strutturando in un triennio dedicato alla preghiera. Dopo aver affrontato la preghiera dei Salmi nel primo anno e la dimensione filiale della preghiera nel secondo anno, questa volta l’attenzione è stata posta sulla relazione tra preghiera e fraternità.
Don Isacco Pagani, biblista, e suor Rosi Capitanio, psicoterapeuta e formatrice, ci hanno accompagnate con grande competenza e disponibilità in questi tre anni, offrendoci una continuità feconda nell’affrontare i temi secondo i rispettivi punti di vista, ma anche quasi una custodia piena di cura e di affetto.
Valutando il tutto da formatrici, ci sembra doveroso sottolineare il grande impegno messo in gioco dalle prime destinatarie del corso, le sorelle in formazione, che hanno dato prova di una grande capacità di lasciarsi coinvolgere e provocare dai temi proposti e di non indietreggiare nell’accogliere l’intensa esperienza fraterna che l’iniziativa mette in moto. Abbiamo visto in loro il desiderio di chi vuole prendere sul serio la propria crescita umana e vocazionale. Inoltre, il materiale offerto nelle lezioni diventa oggetto di un continuo lavoro che poi ognuna svolge nelle realtà comunitarie a cui appartiene, ed è un lavoro che veramente porta frutti visibili, segno concreto di speranza e promessa per il futuro della nostra chiesa diocesana.
Ci pare che questa esperienza, oltre ad essere un’occasione preziosa per il cammino di ciascuna, sia un modo semplice ma reale per crescere nella comunione ecclesiale. Una comunione in cui circola stima, fraternità, gratitudine per ogni presenza, incoraggiamento reciproco. Il bene di questa comunione, come si è sperimentato in questi giorni, si nutre anche di conoscenza, vicinanza, condivisione nella sequela.
Siamo perciò persuase che offrire occasioni come questa possa essere la nostra umile collaborazione all’accoglienza di quel bene che il Dio Trino e Uno ci dona.