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Cosa è successo dalla capanna di Betlemme al viaggio verso Gerusalemme?

Una mamma

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E’ questa una domanda che in pochi si sono posti nel corso della storia. Le Scritture ci parlano di un Gesù in
fasce, adorato prima di tutto per la tenerezza e il senso di fragilità che un neonato porta con sé. Si passa poi
ai racconti di Gesù ormai grande in visita al tempio di Gerusalemme, dove inizia a mostrare al mondo il suo
carattere di Figlio di Dio.
Ma cosa c’è stato tra la capanna di Betlemme e il viaggio verso Gerusalemme? Mi piace pensare che anche
Gesù abbia frequentato una Scuola dell’Infanzia: lo immagino correre con i coetanei, scoprire il mondo,
imparare a relazionarsi con i pari e con gli adulti che vivevano con lui. Una scuola fatta di esperienze di vita
concreta, relazioni semplici, esempi positivi. O comunque, che abbia vissuto con una comunità fatta anche di
adulti, oltre a Maria e Giuseppe, che si sono presi cura della sua educazione.
Sono una mamma i cui figli frequentano la scuola dell’Infanzia Giovanni XXIII della parrocchia. Come
molti genitori, in questo anno così strano ho imparato a guardare a questa istituzione con occhi nuovi, perché
proprio quando la presenza quotidiana della scuola è venuta a mancare, mi sono accorta ancor di più del suo
valore e della sua importanza per i bambini e per la famiglia.
Sono stati mesi intensi, nei quali è emersa su tutte una certezza: non possiamo fare a meno delle relazioni
esterne alla nostra famiglia ristretta. E questo vale anche per i più piccoli, perché è nell’incontro con l’altro,
coetanei e insegnati, che scoprono sé stessi, imparano a relazionarsi in modo equilibrato, sperimentano la
vita fuori del nucleo familiare.
Spesso, presi dalla frenesia della vita familiare si guarda alla scuola, in particolare nei primi anni di vita dei
bimbi, come ad una parentesi della giornata, dove i figli trascorrono un tempo sicuro, che li stanca a dovere,
offre un pasto certo e permette ai genitori di lavorare.
Come è illuminante, però, scoprire, ed in questo la pandemia ci ha dato una mano, che proprio in questo
luogo essi si aprono alla vita, costruiscono la propria identità, si mettono alla prova, iniziando a dare forma
agli uomini e alle donne che saranno in futuro, circondati dagli altri bambini, dalle maestre e dagli adulti
della scuola ma anche dalla comunità cristiana di cui la nostra scuola è parte.
Proprio come Gesù. Gli anni di cui nessuno ci parla hanno plasmato ed indirizzato il suo essere e il suo
carattere, portandolo dal neonato adorato dai pastori in una grotta, inerme e tranquillo, all’adulto consapevole di sé, pronto a farsi dono per il mondo sulla croce.

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