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Malattia

Una bugia per due, una commedia sulla giustizia

Il regista francese Rudy Milstein dirige la tipica commedia del “dramma degli equivoci”. Se la direzione della trama è scontata, non lo sono gli interrogativi: la giustizia può avere un cuore che ribalta le forze “ingiuste”? Cos’è il vivere etico delle persone?

di Gabriele LINGIARDI

1 Febbraio 2024
Una scena del film Una bugia per due

Dopo un paio di mesi caratterizzati da una grande presenza del cinema d’autore più complesso, tra le nuove uscite della settimana c’è Una bugia per due, un film semplice e dal respiro televisivo, che però può far trascorrere qualche ora di leggerezza su una trama dal respiro sociale.

Louis è un ingenuo avvocato alle prime armi, tenero in un mondo di squali. Le cose cambiano quando per errore gli viene diagnosticato un cancro che gli procura la simpatia dell’intero studio, della sua superiore Elsa (Clémence Poésy), e persino della controparte dell’importante causa a cui sta lavorando. Sono persone malate di tumore, probabilmente per via di un uso sconsiderato di pesticidi da parte di una multinazionale. Quando il medico gli spiega di essersi sbagliato nella diagnosi, per l’avvocato è troppo tardi per tornare indietro sulla sua malattia.

Una scena di Una bugia per due

Una bugia per due è una commedia che scivola nel “dramma degli equivoci”. Ci sono tante domande all’interno delle simpatiche situazioni che vive quest’uomo prigioniero delle sue bugie. Sebbene la direzione della trama sia ampiamente prevedibile, non sono scontati gli interrogativi che pone: la giustizia può avere un cuore che ribalta la forza “ingiusta” di chi ha denaro? Cos’è il vivere etico delle persone attraverso le piccole scelte quotidiane?

Colpisce quanto nel cinema francese sia presente il tema della protesta contro le malefatte dei potenti. È popolato da personaggi-attivisti, gente che si interroga, o è portata a farlo dalla contingenza, su quale sia il proprio ruolo all’interno del benessere collettivo.

Nel percorso di Louis ci sarà un’amicizia significativa con un malato terminale (sempre senza dramma, ma con qualche sorriso). Nei loro dialoghi c’è la parte migliore della sceneggiatura: l’avvocato e la vittima non stanno insieme per giochi di posizione, ma perché hanno imparato a stimarsi come persone. Da un processo duro, in cui le parti in causa si fanno guerra, gli individui possono ancora partire dalla compassione umana, anche se artefatta o di convenienza, per accedere alla più sincera delle amicizie.

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La scheda del film

Regia di Rudy Milstein. Con Vincent Dedienne, Géraldine Nakache, Clémence Poésy, Isabelle Nanty, Sam Karmann.

Titolo originale: Je Ne Suis Pas un Héros. Commedia. Francia, 2023, durata 100 minuti. 

Uscita cinema giovedì 1° febbraio 2024, distribuito da Officine Ubu.

Temi: etica, diritti, giustizia, scelta, lavoro, corruzione, potere, inquinamento, malattia

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