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Sabato 13 aprile, presso il Centro pastorale Ambrosiano di Milano, terza sessione del percorso socio-politico diocesano. Interventi di Martino Troncatti, Milena Santerini, Anna Meraviglia, Luca Degani e Rossella Sacco

di Virginio Brivio

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L’evento pandemico con i suoi lutti e ferite ha anche portato maggiormente in evidenza nelle riflessioni collettive, nel linguaggio comune e nelle organizzazioni sociali, aggettivi e verbi meno freddi e tecnici e che, se applicati coerentemente, portano a cambi di approccio ed operatività significativi. Persona anziché utente, continuità assistenziale al posto della frammentazione di servizi, domicilio anziché separazione, partecipazione anziché passività eccetera. Basti pensare che la recente riorganizzazione dell’assistenza territoriale ha portato, per ora solo dal punto di vista formale per la verità, a mettere l’aggettivo Comunità dopo i nuovi servizi previsti: Ospedali, Case, Infermieri e Medici ad esempio.

La pratica della cura
Altro concetto che ha ripreso evidenza è  certamente quello della cura intesa non nella sola accezione connessa alla salute, cioè come ripristino di un benessere o accompagnamento nelle limitatezze fisiche ancorché non guaribili, ma come occasione  di “restituire umanità piena e feconda anche per tutta la comunità, non solo per gli ultimi ma anche per i primi: perché crea legami, scioglie i nodi e conflitti latenti, restituisce responsabilità verso la propria comunità, offre dignità piena ai singoli ed alle comunità stesse” (Arcivescovo Delpini, Discorso alla Città, 6 dicembre 2023).
Una cura non esercitata da parte di qualcuno nei confronti di altri (i bisognosi) ma una cura che “fermenta” reciprocamente i membri di una comunità e soprattutto non contrappone le dimensioni personali a quelle comunitarie, e quelle tra le persone e l’ambiente, a partire da quello nel quale ordinariamente si vive. In definitiva cura della persona, cura della comunità, cura dell’ambiente non appartengono a sfere distinte o a categorie di “bisogno” ma sono la declinazione propositiva del modo di vivere la fraternità (per coloro che credono) o l’amicizia civica, virtù ed alla quale siamo tutti chiamati, secondo la felice espressione del Cardinal Scola.
Se queste sono le premesse fondative di una cura che è responsabilità di tutti esercitare, come condizione anche per “riceverla”, e però necessario che le organizzazioni formali che le comunità si danno applichino strumenti per rendere più efficace e non solo consegnato ad una dimensione individuale questo esercizio.

Il convegno

Di questo si parlerà nel corso del seminario del 13 aprile con un saluto e un’introduzione al tema da parte di don Nazario Costante (Responsabile del Servizio per la pastorale sociale e il lavoro) cui seguiranno due relazioni di Milena Santerini (Vice Presidente Istituto Giovanni Paolo II e docente universitaria) e Stefano Villa (Professore di Economia Aziendale) che ci aiuteranno a meglio comprendere come il concetto di cura è evoluto nel tempo e da paradigma in ambito sanitario diventa uno sguardo specifico sulla realtà che riesce a coglierne le ferite ma soprattutto  attivare le risorse individuali e collettive.
A seguire tre testimonianze di esponenti di organizzazioni di secondo livello, vale a dire che aggregano soggetti impegnati sul territorio a gestire servizi ma anche a creare legami e costruire patti (anche formali) nell’ottica di rigenerare spirito di appartenenza e senso di comunità, a partire dalla cura dei più fragili ma senza fermarsi solo a loro. Si tratta di Anna Meraviglia, che per ANCI Lombardia (associazione che aggrega volontariamente la quasi totalità dei comuni lombardi) coordina l’ambito dei servizi alla persona, che interverrà sul tema dei piani di zona di zona dei servizi sociali (in fase di rinnovo proprio in questi mesi) come occasione non solo di programmazione dei servizi comunali ma di chiamata a raccolta nella lettura dei bisogni e nelle pratiche collettive di cura di tutti i soggetti del territorio. Luca Degani, Presidente di UNEBA Lombardia, realtà che aggrega oltre 400 realtà no profit di ispirazione cristiana operanti nel socio sanitario, ci parlerà invece delle sfide della nuova organizzazione sanitaria territoriale in risposta ai bisogni di salute della popolazione. Infine Sacco Rossella portavoce del Forum del terzo settore di Milano ed impegnata nel mondo della cooperazione sociale ci porterà l’esperienza di forme di collaborazione tra diversi soggetti  del terzo settore e di questi  con gli enti locali, concretizzando i principi di partecipazione e sussidiarietà che concorrono a ridare anima alle nostre comunità come ci esorta Papa Francesco: “Come sono belle le città che superano la sfiducia malsana e integrano i differenti, e che fanno di tale integrazione un nuovo fattore di sviluppo! Come sono belle le città che, anche nel loro disegno architettonico, sono piene di spazi che collegano, mettono in relazione, favoriscono il riconoscimento dell’altro!” (210 E.G.)

Per informazioni e adesioni inviare un’email all’indirizzo: sociale@diocesi.milano.it

Locandina

 

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