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Quarta sessione del percorso “PROCESSI CHE GENERANO FRATERNITÀ”

di don Nazario Costante
Responsabile Servizio per la Pastorale Sociale e il Lavoro

Formazione_socio-politica

Nella lettera agli Sposi in occasione dell’anno “Famiglia Amoris Laetitia” il Santo Padre Francesco invita ogni famiglia a vivere con coraggio l’amore e a lasciarsi spingere dalla speranza, ascoltando le parole con cui il Signore chiama Abramo a uscire dalla sua terra e dalla casa di suo padre verso una terra sconosciuta che Lui stesso mostrerà (cfr. Gen. 12,1). Anche noi come Abramo ci sentiamo chiamati ad uscire dalle nostre sicurezze, dai nostri spazi di “controllo”, per poter guardare il futuro e interessarci non solo della nostra famiglia, ma anche della società, che pure dipende dai nostri comportamenti personali. Approfondire la nostra conoscenza del contesto storico nel quale viviamo e dei suoi notevoli cambiamenti è il primo passo per poter discernere e valutare i passi da compiere come persone e anche come comunità. Come cambia la nostra società? In quale direzione sta andando? Quali sono i nuovi bisogni che emergono nel territorio? Queste sono alcune domande che vorremmo porre ai nostri relatori il 15 aprile nella quarta tappa “cambiamenti demografici, legami sociali e sussidiarietà” del percorso socio-politico 2023 “Generare processi di Fraternità” che vede la presenza del Presidente Istat Gian Carlo Blangiardo e il presidente di Fondazione Cariplo Giovanni Fosti (locandina allegata).

Uscire dalla propria terra, seguendo la testimonianza di Abramo, significa favorire la vera “cultura dell’incontro” (FT 216), costruire ponti tra le generazioni per trasmettere i valori che costruiscono l’umanità. C’è bisogno di una nuova creatività per esprimere nel nostro contesto storico i nostri valori e il nostro impegno per la “casa comune”. Pensando al futuro diventa urgente affrontare la questione del calo drastico della natività, “la sfida dell’inverno demografico”, dell’armonizzazione lavoro-famiglia nelle aziende, di politiche attive sul territorio per garantire spazi, case e ambienti per le famiglie. Una popolazione che invecchia, chiede anche un salto di qualità nella capacità di costruire reti di vicinanza e di sostegno che siano attente ai bisogni della persona, alla sua sete di relazioni significativi, e sostenibili dal punto di vista sia sociale che economico. La presenza nel nostro paese di una crescente popolazione di provenienza da altri paesi e quindi anche la formazione di un tessuto sociale nuovo, se accompagnata da adeguate politiche di accompagnamento e di integrazione, può essere una opportunità straordinaria per le nostre comunità di rafforzare la loro capacità di rigenerare una socialità accogliente e ripristinare un equilibrio tra generazioni che le tendenze demografiche attuali pongono fortemente a rischio. Ma non bastano i numeri a costruire una alternativa: occorre essere generativi. C’è una nuova povertà che vorremmo mettere al centro del nostro percorso quella “generativa” di chi per diversi motivi rinuncia a progettare, a desiderare, a costruire, si rassegna, si accontenta di poco e smette di sognare in grande. È una povertà che colpisce l’uomo nella sua ricchezza più grande, quella di mettere al mondo vite per trasmettere amore. Come papa Francesco scrive nella lettera agli Stati generali della natività (2022) “le cose possono cambiare se senza paura, andando oltre gli interessi di parte e gli steccati ideologici, ci si impegna insieme. Perciò auspico che a tutti i livelli – istituzionale, mediatico, culturale, economico e sociale – si favoriscano, migliorino e mettano in atto politiche concrete, volte a rilanciare la natalità e la famiglia. Penso a voi e mi piace vedere come il tema della natalità sia in grado di unire, non di dividere. Imprese, banche, associazioni, sindacati, sportivi, attori, scrittori, politici, tutti insieme per riflettere su come ricominciare a sperare nella vita. I dati, le previsioni, i numeri sono ormai noti a tutti: serve concretezza. È il momento di dare risposte reali alle famiglie e ai giovani: la speranza non può e non deve morire di attesa”.

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