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Evento

Ksenia e Oleksandr, due violini per la pace e per la vita

Uniti dalla musica e dall’amore, lei russa e lui ucraino, a Milano saranno protagonisti di due concerti a sfondo benefico: il 15 giugno al Refettorio ambrosiano e il 22 giugno al Convegno nazionale Caritas a Rho: «La volontà di dialogare ascoltandosi può produrre capolavori»

di Paolo BRIVIO

12 Giugno 2022
Oleksandr Semchuk e Ksenia Milas

Lei russa, lui ucraino. Uniti dalla musica, e per la vita. Un sodalizio artistico e sentimentale sbocciato e radicatosi in Italia, che resiste alla cronaca. E anzi si fa controcanto – meglio, contrappunto – rispetto alle notizie terribili dell’oggi. Ksenia Milas e Oleksandr Semchuk sono marito e moglie. Violinisti di livello internazionale, da quando i loro Paesi si combattono ricevono inviti da ogni angolo d’Italia, per concerti i cui proventi vanno a favore delle vittime del conflitto. Nei prossimi giorni suoneranno due volte a Milano.

Oleksandr, «La Musica unisce», recita lo slogan dei vostri concerti. Ha unito anche le vostre vite e le vostre carriere. Come è nato il vostro sodalizio?
Il giorno in cui lei entrò nel Masterclass di cui ero insegnante, tenni la peggior lezione della mia vita. Pensai: «O la sposo io, o la sposa un altro, ma non lascerò che la seconda opzione si verifichi». Mesi per convincerla a prendere un caffè, il primo appuntamento andò peggio della prima lezione. Poi, non so come, mi degnò della sua attenzione. Ci siamo sposati nel luglio 2009: da allora mi considero l’uomo più fortunato del pianeta. Ogni arte, la vera arte, è prima di tutto arte dell’ascolto, e l’ascolto può far incontrare anche ciò che è diverso, che non si condivide. Ma rende più ricco e vario il proprio mondo interiore. La vita insieme è come un’orchestra: ognuno ha il suo spartito, la volontà di dialogare ascoltandosi può produrre capolavori.

Ksenia Milas e Oleksandr Semchuk
I due violinisti durante un’esecuzione

La musica unisce, la cronaca e la storia possono dividere. Riuscite, in questa stagione tragica, a conservare la fiducia nella possibilità di un buon vicinato, se non di una fratellanza, tra i popoli russo e ucraino?
Questo momento buio lascerà ferite enormi. Non potrebbe essere altrimenti, quando tanti innocenti subiscono violenze atroci, e un Paese la distruzione totale. Anche solo pensare a una riconciliazione, appare ora impossibile. Quello che oggi possiamo fare, è moltiplicare l’aiuto al popolo ucraino, per confermarlo nella certezza che non è solo e nella speranza in un domani migliore. Dobbiamo mostrare che il mondo si mobilita per garantire sicurezza, protezione, conforto. Esempio che incoraggerà tutti i popoli che soffrono violenza.

Per giustificare conflitti politici e militari, talvolta si ricorre a elementi culturali. Esistono una identità culturale russa e una ucraina tra loro opposte?
Difficilmente la cultura può essere divisa dalla politica, specchio della mentalità di un popolo. E ogni popolo con storia e radici antiche ha forti elementi culturali di distinzione da altri popoli, anche vicini. L’importante è che queste differenze, l’arte e la cultura in generale, non divengano oggetto e veicolo di propaganda, a legittimazione della violenza. Bisogna sempre distinguere la cultura dai poteri. Io, ucraino, continuo a suonare e apprezzare Tchaikovsky, compositore russo con radici ucraine. Anche in tempi tragici, la censura culturale non aiuta.

La fase di un concerto

Di fronte a crudeltà inaudite, l’arte non rischia di apparire una consolazione retorica, in fondo un po’ falsa?
Io e Ksenia, artisti uniti dagli stessi valori umani ed etici, facciamo ciò che possiamo. Sapendo che ogni concerto, o evento artistico, può avere funzioni plurime: dare piacere estetico, ma anche far parlare di un problema oltre il rischio della neutralità, che è silenzioso permesso al massacro di innocenti, e favorire raccolte di aiuti. La situazione straordinaria di oggi richiede azioni straordinarie: non è retorica, il pubblico capisce e risponde.

Quale brano musicale consigliereste di ascoltare, ai leader di Ucraina e Russia, per trovare il sentiero di una pace giusta?
Fatico a rispondere a questa domanda. So quale brano proponiamo, tra i bis di chiusura dei nostri concerti. È la Melodia di Myroslav Skoryk, uno dei più importanti compositori ucraini del secolo scorso. Fu scritta per un film ambientato in montagna: invita a raggiungere la vetta, da dove è possibile superare panorami parziali, per godere di una visione più alta, più chiara, più nobile, più universale e pacificata della realtà che ci circonda.

Il programma

Ksenia Milas e Oleksandr Semchuk, fondatori del progetto «Musica per la Pace», ideato come raccolta fondi per l’Ucraina, saranno a Milano mercoledì 15 giugno: suoneranno alle 21 al Refettorio Ambrosiano, protagonisti del concerto «Quando parlano le Musae, tacciono le armi. La musica unisce». L’ingresso è libero, ma le donazioni andranno a favore dei progetti di Caritas Ambrosiana per i profughi ucraini. Per partecipare, occorre scrivere una mail alla casella iscrizioni@perilrefettorio.it, o telefonare al n. 380.8922240. I due coniugi violinisti torneranno quindi a Milano una settimana dopo, la sera di mercoledì 22 giugno, per un’esibizione a favore dei partecipanti al Convegno nazionale Caritas, in programma alla Fiera di Rho, dove sono attesi circa 500 delegati delle Caritas diocesane di tutta Italia.