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“Per me la preghiera è uno slancio del cuore, è un semplice sguardo gettato verso il cielo, è un grido di riconoscenza e di amore nella prova come nella gioia”. Chi definisce in questo modo la preghiera non è un credente lontano dalla pratica religiosa ma una santa carmelitana, Teresa di Lisieux, una gigante della mistica cristiana (Manoscritto C, 25r in Manoscritti autobiografici).

Nell’anno pastorale in cui la Diocesi di Milano è chiamata a porre “una particolare attenzione alla preghiera” (M. Delpini), anche questo percorso in parole e musica propone una interpretazione della dimensione orante del cuore umano, così come emerge da varie pagine di letteratura. Un percorso non usuale, fatto non di formule ma di parole di altra natura.

In particolare, tra le diverse forme di preghiera – benedizione e adorazione, ringraziamento, lode e domanda – NELLE TUE MANI è una meditazione su quella di intercessione.

Introdotti da un testo del card. Martini, che approfondisce i vari livelli spirituali della preghiera di intercessione, i brani che si susseguono – fatta eccezione per un testo biblico – non appartengono né alle espressioni della liturgia né alle testimonianze della spiritualità classica. Sono pagine di narrativa o poesie. E non stupisca che gli autori non siano tutti cattolici o credenti. I versi inquieti di padre Turoldo, le immagini sapienziali di Khalil Gibran e gli appunti che rivelano la ricca interiorità di Antoine de Saint-Exupéry, o la breve incursione tra le pagine epiche di Guerra e pace di Lev Tolstoj, si affiancano a stralci dal Diario della scrittrice ebrea Etty Hillesum, all’intenso dialogo contenuto in uno dei romanzi più famosi di un peculiarissimo ateo come Albert Camus, e alle riflessioni di uno dei personaggi di Ernest Hemingway, esponente della “generazione perduta”. Si viene così delineando un racconto inedito sulla preghiera di intercessione come espressione del cuore, mozione che nasce dai sentimenti più autentici, interpellanza umana che non trova all’interno dei confini dell’umano soddisfacente risposta.

 

Anche tutti i brani scelti a commento musicale, per sottolineare e amplificare le emozioni suscitate dai testi letterari, benché scritti ed eseguiti all’organo – “il cui suono è in grado di aggiungere notevole splendore alle cerimonie della Chiesa, e di elevare potentemente gli animi a Dio e alle cose celesti” (Sacrosanctum Concilium 120) – non provengono dal repertorio classico della musica sacra né di quella utilizzata nella liturgia. Attraverso la loro propria carica simbolica, capace di evocare il mondo dell’interiorità, i brani musicali scelti contribuiscono ad orientare l’ascolto verso la ricerca di senso, verso il trascendente.

Un filo rosso unisce i passi che faremo, in parole e musica, e lo spettatore, attraverso l’ascolto, diventa protagonista, con i vari personaggi letterari, gli scrittori e i compositori, di un’unica vicenda. Essa unisce tutti i figli e le figlie di Adamo, che di fronte al male, al dolore, alla tragedia gettano uno “sguardo verso il cielo” e un “grido di amore nella prova”.

Se ci accade di pensare che rivolgersi a Dio significa attendersi da lui un intervento risolutivo, scopriremo che la preghiera di intercessione inizia con il farsi carico delle angosce dell’altro, con il farsi prossimo al dolore in un orizzonte che supera l’umano.

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