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Ovvero i dati che nutrono l’intelligenza artificiale

don Luca Fossati
Collaboratore ufficio comunicazioni sociali

Nel panorama sempre più complesso e interconnesso dell’intelligenza artificiale, ci sono due concetti fondamentali che determinano l’efficacia e l’impatto delle tecnologie digitali: Open Data e Big Data. Comprenderne il significato, le potenzialità e le sfide è essenziale per orientarsi in un mondo dove i dati sono il nuovo “petrolio”.

L’importanza degli Open Data

Con Open Data si indicano i dati aperti, ovvero informazioni messe a disposizione di tutti, senza restrizioni legali o tecniche. Sono pubblicati da enti pubblici, governi, istituzioni scientifiche e organizzazioni non governative, con lo scopo di favorire la trasparenza, la partecipazione civica e l’innovazione.

Esempi pratici? Le previsioni meteo accessibili online, le mappe dei trasporti pubblici, i dati sanitari aggregati o le statistiche demografiche. Queste informazioni, se ben organizzate e aggiornate, possono essere utilizzate da ricercatori, sviluppatori e cittadini per migliorare servizi, realizzare applicazioni utili, studiare fenomeni sociali o ambientali. Gli Open Data sono, in questo senso, un patrimonio comune che rende possibile costruire strumenti al servizio del bene pubblico.

Cosa si intende per Big Data

Il termine Big Data descrive, invece, l’enorme mole di dati che viene generata ogni secondo dalla nostra attività digitale: dalle ricerche online ai like sui social media, dalle transazioni online ai segnali raccolti da dispositivi intelligenti come smartwatch e sensori urbani.

Ma non è solo la quantità a contare. I Big Data si distinguono anche per la velocità con cui vengono prodotti, la varietà delle fonti (testi, immagini, video, audio) e la complessità nella gestione. Attraverso algoritmi avanzati, l’intelligenza artificiale è in grado di analizzare questi dati, riconoscere schemi ricorrenti e trarre previsioni. È grazie a questi processi che riceviamo suggerimenti personalizzati su Netflix, previsioni del traffico in tempo reale o analisi predittive nel mondo della sanità e della finanza.

Un legame cruciale con l’AI

Sia gli Open Data che i Big Data sono fondamentali per l’apprendimento dell’intelligenza artificiale. L’AI, per diventare davvero “intelligente”, ha bisogno di grandi quantità di informazioni su cui allenarsi. Gli Open Data offrono fonti accessibili e verificate, utili per lo sviluppo di sistemi pubblici, sanitari, educativi o di monitoraggio ambientale. I Big Data, invece, permettono alle AI di adattarsi e migliorare continuamente, rispondendo ai cambiamenti del comportamento umano o dell’ambiente circostante.

Il loro utilizzo congiunto apre le porte a soluzioni innovative, capaci di affrontare problemi complessi e migliorare concretamente la vita delle persone.

Le sfide dell’era dei dati

Tuttavia, con grandi dati arrivano anche grandi responsabilità. L’utilizzo massiccio delle informazioni pone questioni urgenti in termini di privacy e sicurezza. Chi controlla i dati personali? Come vengono raccolti e conservati?

Inoltre, non tutti i dati sono affidabili. Un sistema basato su informazioni parziali o scorrette rischia di fornire risultati fuorvianti, alimentando errori e discriminazioni. Anche l’uso etico dell’intelligenza artificiale diventa cruciale: serve vigilanza per evitare che gli algoritmi vengano impiegati per fini manipolativi o discriminatori.

Conclusione

Gli Open Data e i Big Data sono la linfa vitale dell’intelligenza artificiale. Utilizzati con intelligenza, possono diventare strumenti straordinari per la crescita sociale, economica e culturale. Ma perché questo accada, è necessario che ogni attore – dallo sviluppatore al legislatore, dal cittadino all’educatore – agisca con consapevolezza, promuovendo trasparenza, inclusività e rispetto della dignità umana.

Nel futuro digitale che ci attende, non basterà raccogliere più dati: servirà anche imparare a usarli meglio.

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