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Impronta digitale: quel segno invisibile che lasciamo ogni giorno online

don Luca Fossati
Collaboratore ufficio comunicazioni sociali

Ogni volta che apriamo un sito, lasciamo un commento, pubblichiamo una foto o semplicemente cerchiamo qualcosa su Google, stiamo lasciando una traccia. È ciò che chiamiamo digital footprint, ovvero impronta digitale. Una traccia spesso invisibile, ma concreta, che racconta molto di noi. Forse più di quanto immaginiamo.

Un’identità fatta di dati

Il termine digital footprint indica l’insieme delle tracce digitali che ciascuno di noi produce mentre naviga in rete. Un post su Instagram, una recensione su Amazon, ma anche i siti visitati, gli orari di connessione, i dispositivi usati: tutto viene registrato. E questi dati, aggregati, costruiscono un vero e proprio “profilo digitale”.

Un’identità parallela a quella reale, che aziende, piattaforme e motori di ricerca utilizzano per conoscerci meglio – o, più precisamente, per prevedere cosa ci interesserà, cosa acquisteremo, perfino cosa penseremo.

Attiva o passiva: comunque resta

Non tutta l’impronta digitale è frutto di una scelta consapevole. Gli esperti distinguono tra impronta attiva – quella generata da ciò che postiamo volontariamente – e impronta passiva, fatta di dati raccolti in automatico: cookie, geolocalizzazioni, cronologia, preferenze. Anche quando navighiamo “in silenzio”, stiamo comunque scrivendo un diario digitale.

E questo diario, una volta pubblicato online, è difficile da cancellare. Non a caso si dice che ciò che finisce su internet, resta su internet.

Tra personalizzazione e sorveglianza

C’è un lato positivo nel lasciare un’impronta online. I dati raccolti ci permettono di ricevere suggerimenti mirati, playlist su misura, annunci più rilevanti. Un’esperienza digitale più fluida e personalizzata.

Ma c’è anche un rovescio della medaglia. La profilazione eccessiva, la perdita di privacy, il rischio che un contenuto pubblicato in gioventù riaffiori anni dopo in un contesto diverso. O peggio, che venga usato contro di noi. In un mondo sempre più digitalizzato, proteggere la propria immagine online è diventato un atto di responsabilità.

Consapevolezza digitale: si può fare

Fortunatamente, non siamo del tutto indifesi. Esistono strumenti e comportamenti che ci aiutano a gestire la nostra impronta digitale in modo più attento. Controllare le impostazioni della privacy, limitare il tracciamento con app dedicate, evitare di condividere informazioni superflue, cancellare vecchi account: sono piccoli gesti che fanno la differenza.

E poi, la regola più semplice e più importante di tutte: pensare prima di pubblicare.

Un diario invisibile, ma reale

L’impronta digitale è il nostro passaggio quotidiano nel mondo virtuale. A volte resta lieve come una traccia sulla sabbia, altre volte diventa incisa nella roccia dei server. In ogni caso, è bene esserne consapevoli. Perché in fondo, la vera domanda non è solo cosa lasciamo online, ma che immagine di noi stiamo raccontando al mondo.

E come in ogni racconto, abbiamo sempre la possibilità di scegliere le parole con cui scriverlo.

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