Nuovi servizi di accoglienza e ristorazione. Le imprese agricole lombarde reagiscono alla crisi trasformandosi in bed&breakfast e facendo della qualità il loro leitmotiv. A dirlo è un’indagine della Camera di Commercio di Milano e della Coldiretti di Milano, Lodi e Monza Brianza.
Sono oltre 49 mila le imprese agricole a fine 2012, in calo dell’1,5% in un anno, il 6,2% del totale nazionale. Circa una su quattro è di gestione femminile. Al primo posto per numero di attività in questo settore c’è Brescia, che ne conta quasi 11 mila. Segue Mantova con oltre 8 mila, Pavia con oltre 7 mila, Bergamo con oltre 5 mila, Cremona con oltre 4 mila e Milano con circa 3.600. Il numero degli addetti è stabile, circa 60 mila in tutta la regione.
Nell’ultimo anno sono cresciute le esportazioni di prodotti alimentari, con un aumento del 5% rispetto al 2012. Le principali destinazioni del “made in Lombardia” sono Francia, che acquista da noi il 16%, e Germania (13%). Ma le esportazioni raggiungono per il 6% anche gli Stati Uniti. Ancora basso l’export verso la Cina, anche se è quasi raddoppiato nell’ultimo anno. Tra le province lombarde Milano è la prima con oltre un miliardo di ricavi dai prodotti venduti all’estero, seguita da Pavia e Mantova con quasi mezzo miliardo. Oltre frontiera vanno soprattutto latte e formaggi, con il 24,7%. Segue la carne lavorata, che registra il 15,2% delle esportazioni. I prodotti da forno e i derivati della farina, infine, si attestano al 14,9%.
Un settore centrale per tutta la Lombardia, che ha saputo reinventarsi trasformando molte aziende locali in bed&brakfast, pronti ad accogliere cittadini stanchi della città o turisti provenienti dalle diverse parti del mondo. E proprio il cibo sarà al centro di Expo 2015. «Il tema dell’alimentazione tocca in modo diffuso le abitudini quotidiane dei cittadini e la qualità della vita – spiega Carlo Franciosi, presidente di Coldiretti di Milano, Lodi e Brianza e consigliere della Camera di Commercio di Milano -. L’Esposizione Universale sarà un’occasione per parlare non solo di cibo, ma anche di accoglienza e di conoscenza dei territori, agricoltura e cultura, scenari internazionali e piccoli Paesi, in un’ottica globale e locale, in grado di offrire una visione completa della realtà che cambia e che ben si adatta ai nuovi tempi che stiamo vivendo».