Valori e sfide educative nell’era dell’ibridazione uomo-digitale

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Giovedì 26 settembre, in collaborazione con il Centro Culturale «Veritas et Virtus Semper» di Milano, Riccardo Marco Scognamiglio, Simone Matteo Russo e Matteo Fumagalli offriranno
una serata dedicata a come la mutazione antropologica – indotta dall’avvento della digitalizzazione di massa e ulteriormente amplificata dal Covid–19 – abbia comportato una modificazione radicale e irreversibile della nostra quotidianità.

L’evento – a ingresso libero e gratuito – si terrà alle 21 alla Sala Multimediale dell’Istituto San Gaetano (Via Mac Mahon n. 92, Milano).

«È possibile integrare il tanto discusso e poco risolto tema del Narcisismo, fornendo chiavi interpretative nuove, legate al contesto contemporaneo e ai processi relazionali che produce – spiegano i relatori, nonchè autori del testo “Il Narcisismo del You, come orientarsi nella clinica digitalmente modificata” – in questo modo,
non ci si occupa della dipendenza tecnologica come tale, ma si allarga il campo d’osservazione alla globalità della mutazione sociale, e di conseguenza clinica, determinata dalla rivoluzione digitale».

Un appuntamento aperto a tutti, per riflettere insieme su come la soggettività sia stata gradualmente smangiata dalla logica del “profilo social” e l’individuo reso oggetto dei meccanismi di Gamification dell’algoritmo digitale, provocando un “ricablaggio” delle nostre reti neurali; addirittura iperstimolando alcune funzioni a scapito di altre – tra cui la memoria e la capacità di riflessione.

Un’occasione per parlare anche di Web 2.0 fino all’inarrestabile fenomeno dell’Intelligenza Artificiale (AI): realtà che ci mettono sempre più a confronto con il processo di cambiamento del nostro “essere umani”.

L’analisi di questo fenomeno di virtualizzazione del soggetto – definito appunto Il narcisismo del You (come il titolo dell’omonimo libro sopra citato) – prende comunque le distanze dalla tecnofobia e dalla tecnocrazia, ma apre alla sfida esistenziale e pedagogica che riguarda la preservazione di ciò che ci rende umani, nell’inevitabile ibridazione con il digitale.