Lunedì 30 settembre l'Arcivescovo ha consegnato a dirigenti e allenatori la sua nuova "lettera agli sportivi" dedicata al ruolo dei genitori nello sport. Nel corso della serata, ha anche indicato "tre parole" che possono segnare il rapporto fra società sportive e genitori.


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«All’inizio dell’anno pastorale e dell’anno oratoriano, con l’Arcivescovo, tutta la Diocesi si rimette in cammino», introduce don Stefano Guidi, Responsabile del Servizio Oratorio e Sport. Un cammino che diventa una corsa (Ora corri, slogan dell’anno oratoriano 2019-20), come con entusiasmo si mettono in gioco quotidianamente migliaia di ragazzi nei campi sportivi dei nostri oratori.

 

Nell’occasione di una serata, lunedì 30 settembre, l’Arcivescovo incontra così il mondo dello sport, dedicando quest’anno un’attenzione particolare ai genitori e al loro rapporto con la società sportiva, per i quali ha scritto una lettera, disponibile per tutti al termine dell’incontro e presso la sede della Fondazione Oratori Milanesi. 

 

L’attività sportiva permette di assecondare una passione, coltivare un talento. Occorre definire però il rapporto del genitore, che si coniuga tra partecipazione e invadenza nell’attività sportiva di un figlio (approfondito nel testo che dà stimoli e suggerimenti per prendere l’iniziativa per creare alleanze educative e nuove possibilità per le nostre comunità, Il vol. 4 “Genitori e Società Sportiva” della collana SEO di FOM e CSI, disponibile presso la libreria Il Cortile in via S. Antonio 5 a Milano). Il “genitore-educatore” «vive la sua passione educativa in quanto vanta l’umile coraggio nel dire a un altro, allenatore o dirigente: non sono io soltanto che educo questo figlio, c’è un altro che accompagna mio figlio, che insegna, che giudica, che corregge – riflette don Mario Antonelli, Vicario episcopale per l’Educazione e la Celebrazione della fede – Possiamo intravedere una venatura di fiducia religiosa nella presenza di altri nell’educare nostro figlio. Echeggia forse qualche sillaba e parola sapiente del Signore».

 

Sul palco del Centro diocesano (nell’incontro a cui partecipano oltre 400 persone) di via S. Antonio 5 a Milano, le poltrone disposte come un salottino aperto, ad allestire una sorta di “bar dell’oratorio” dove tra una partita e l’altra ci si trova per bere qualcosa e intanto si parla e si discute, si intervallano alcuni ospiti, testimoni di un modo di vivere lo sport che cerca aiuto, nella propria missione, per creare «un contesto sereno, stimolante, divertente e – naturalmente – educativo».

 

«Al “bar dell’oratorio” c’è una poltrona vuota, è il posto di ciascuno di voi. Ci piacerebbe questa sera iniziare un dialogo che poi prosegue giorno dopo giorno nelle vostre realtà. Non possiamo dare la parola a tutti, ma abbiamo chiesto ad alcuni di voi di raccontare la loro esperienza in modo semplice ed essenziale sul tema dello sport e dei genitori».

 

Leonardo Milano, Presidente GS OSA di Sesto San Giovanni, racconta la sua esperienza: «Abbiamo fatto sottoscrivere un patto educativo tra la presidenza, il comitato direttivo, e il genitore stesso, per cercare di rafforzare la collaborazione per educare in maniera corretta i ragazzi, tramite lo sport. Una società che vuole fare proprio lo spirito educativo deve coinvolgere i genitori, non  devono essere isolati, relegati a ruolo di semplici accompagnatori o spettatori esterni. Su che cosa potremmo costruire un piano d’intervento educativo nei confronti dei genitori più efficace?» – si chiede. La necessità di un’alleanza è richiamata anche dal giovane Marco Paolini, Presidente di USSA a Bruzzano, che come società sportiva propone un patto educativo in cui si chiariscono i principi fondamentali. «Penso a quella volta in cui era avvenuta un’intromissione in campo di un genitore di una squadra ospite, esultando per il figlio che aveva segnato. Una situazione assurda: forse non aveva firmato il patto!» scherza, ma non troppo.

La sfida comporta, per gli allenatori, bellezza e difficoltà. «Tutte le volte che alleniamo – commenta Andrea Agostinelli, allenatore di Kaire Sport di Lurate Caccivio – dobbiamo ritornare a pensare al fatto che siamo educatori e ci interessa formare delle persone, dare centralità ai ragazzi che ci vengono affidati».

Paolo Rossettini, papà di Luca, difensore del Lecce, evoca la «fortuna di non giocarsi mai da soli, ma in un contesto, una comunità, a cui fare riferimento per cercare risposte e sostegno».

Giuseppe Terruzzi, “uomo d’oratorio”, papà di cinque figli e con altrettanti nipotini, ricorda l’infortunio, per una caduta, e quella richiesta di aiuto in oratorio, che lo portarono a impegnarsi dedicando tanto tempo ai ragazzi.

 

«Prendo sul serio l’importanza dello sport, l’accompagnamento di ragazzi e ragazze nelle diverse discipline, la responsabilità che avete come dirigenti, allenatori, preti, genitori… Cosa possiamo fare noi? Non abbiamo soluzioni ma ci contraddistingue condivide l’Arcivescovo una disponibilità ad accogliere, accompagnare, ascoltare, per far fiorire delle libertà».

Uno stile che può essere riassunto con le tre espressioni che il nostro Arcivescovo evoca, nel corso della serata.

Seminare futuro – «Vuol dire che l’aspetto tecnico e atletico è un aspetto della persona… Seminare futuro è avere a cuore la persona nel suo complesso, non solo per la sua prestazione sportiva».

Accompagnare i ragazzi nella loro crescita integrale significa avere per ognuno particolare cura, nella formazione della loro persona, dando «a ciascuno motivi per aver fiducia in se stesso», valorizzando la loro maturazione personale, più importante del successo sportivo. «Non chiudere gli orizzonti nell’ossessione di risultati, essere capaci di dare le giuste proporzioni alle cose. Si gioca per vincere ma la vittoria non decide il senso della vita. E nessun risultato si consegue da soli!»

Vivere lo sport come «un mondo di valori», non solo come un insieme di tecniche e risultati.

«Seminare futuro vuol dire che anche lo sport viene inserito in una dimensione educativa: fa venire fuori il bene che c’è dentro. Aiuta il ragazzo ad aver cura del proprio corpo; vuol dire anche educare al sacrificio, alla perseveranza, alla continuità, all’essere fedeli, al continuare. E in tutto questo occorre rendere alleati i genitori con chi promuove e dirige attività sportiva. Saranno alleati “dispari” perché è chiaro che il genitore è il primo responsabile dell’educazione dei propri figli, ma a volte il genitore vive fragilità e ha bisogno di qualcuno che lo supporti. L’alleanza con l’oratorio è un elemento importante».

 

Insieme – «Sembra banale ma talvolta è il più difficile. “L’idea che ci voglia un villaggio per tirar grande un uomo”… ma sembra che la scuola vada avanti per conto suo, lo sport abbia i suoi tempi e i suoi principi e la famiglia il suo stile: come si fa a mettere insieme cose che tendono a essere così separate? Il tema dell’alleanza educativa è promettente, ma chi la fa, come si fa? Qualcuno deve prendere l’iniziativa, per fare da collante, tessere rapporti. La comunità cristiana può avere questo ruolo, per trovare il modo di convocare le agenzie educative, promuovere rapporti e aver fiducia gli uni degli altri.

Pensiamo ai genitori, tanti oggi si sentono inadeguati, hanno l’impressione di non sapere come aiutare i figli, se ne fanno un cruccio, a volte cedono all’angoscia, soprattutto magari nell’adolescenza, quando, a volte, non vengono ascoltati. Un supporto importante è l’ambito sportivo: in un momento difficile un ragazzo ascolta magari di più l’allenatore, rispetto a un prete, una mamma, un papà, un insegnante. “Insieme” conosce diverse stagioni, talvolta è provvidenziale, fa da supplenza al genitore che non riesce a dire e farsi ascoltare».

 

Per ciascuno «L’allenatore è chiamato ad avere uno sguardo d’insieme ma anche a capire se un ragazzo ha un problema, oggi, se lo percepisco aggressivo o triste, talvolta raccogliendo confidenze che nessun altro raccoglie. Concedersi del tempo per ascoltare è importante. L’allenatore deve guardare alle persone, ai ragazzi, dando attenzione a ciascuno».

 

Le prospettive consegnateci dal nostro Arcivescovo confermano la necessità di stabilire alleanze educative. L’attenzione della nostra Diocesi nei riguardi delle società sportive e di ogni singola realtà si concretizza nella Commissione diocesana per lo sport che può fornire supporto e coordinamento e nella Sezione Sport del Servizio per l’Oratorio e lo Sport (l’ufficio è attivo tutti i giorni presso la sede Fom in via S. Antonio 5 a Milano). Un sostegno in modo che ognuno, compresi i genitori, possa vivere lo sport lasciandosi coinvolgere e condividendo sempre più le proprie corresponsabilità nella crescita dei ragazzi.

 

Lettera ai genitori dell’Arcivescovo Mario Delpini (pdf scaricabile)

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