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Le sorelle dell’Ordo Virginum della Diocesi di Milano hanno vissuto un ritiro quaresimale il 2 marzo a Seveso, guidato da Madre Maria Ignazia Angelini

Domenica 2 marzo 2025, presso il Centro Pastorale Ambrosiano di Seveso, le sorelle dell’Ordo Virginum della Diocesi di Milano hanno vissuto un tempo di ritiro in preparazione alla Quaresima, con la preziosa presenza di Madre Maria Ignazia Angelini, monaca benedettina nella Comunità di Viboldone.

In un clima di silenzio e raccoglimento, la meditazione proposta dalla relatrice è stata significativamente preceduta dalla celebrazione eucaristica, fonte sorgiva da cui ha preso avvio la giornata, caratterizzata anche da momenti di condivisione e di adorazione, dalla comunicazione nella fede e dalla preghiera dei vespri.

Con l’umile sapienza di chi frequenta assiduamente la Parola, Madre Ignazia ha offerto una lettura della pericope evangelica su cui la liturgia dell’ultima domenica dopo l’Epifania invita a sostare: l’incontro tra Gesù e Zaccheo (Lc 19,1-10). Nella cosiddetta domenica «del perdono» il brano lucano è compendio dello stile misericordioso del Signore, che sempre cerca chi è perduto e precede l’uomo nel suo desiderio di relazione autentica. A conformarsi al cuore di Gesù è provocata la libertà di una donna consacrata, tra le mura di un monastero come per le vie del mondo. Profondo, infatti, è il legame tra la scelta di una vita monastica e quella di una consacrazione nell’Ordo Virginum, da cui, non a caso, ha preso forma il monachesimo femminile delle origini.

Madre Maria Ignazia Angelini

Dopo aver brevemente delineato alcune coordinate dell’attuale contesto, Angelini ha messo in luce i principali nessi che accomunano le due vocazioni in quella che è, per la verità, l’unica vocazione battesimale: il rito di consacrazione e l’assenza di un ministero specifico, ben determinato. Le donne consacrate, profezia per il mondo e segno visibile della maternità di Dio, trovano consistenza nell’onorare la carne del Signore, rimanendo nell’umiltà, nell’adesione alla terra, alla fragilità, alla debolezza che ci è propria. Il ricorso, da parte dell’illustre ospite, alla sapienza monastica, ai Padri della Chiesa e ai documenti del Magistero ha arricchito l’intervento di molteplici piste di riflessione che, come rivoli, sono confluite in quel centro fondamentale senza il quale la vita verginale è destinata a inaridirsi perché senza respiro e nutrimento: la Sacra Scrittura.

Il testo di Luca, al cuore del ritiro, come ogni altra Parola ispirata, si incarna nei giorni di quanti, senza superficialità, si accostano alle pagine bibliche. Il capo dei pubblicani, Zaccheo (il cui nome significa “puro”), mentre cerca Gesù, che attraversa Gerico, si scopre da Lui cercato. Salito su un sicomoro, è destinatario di un appello: il Signore gli chiede di scendere subito perché deve fermarsi a casa sua. In quella discesa, in quell’abbassamento kenotico, messo in atto anzitutto dal Figlio di Dio, il puro impuro è chiamato in causa, e diviene dimora ospitale. Allo stesso modo la donna ordinata alla verginità si sorprende inondata dalla misericordia sovrabbondante di Dio, e capace della stessa misericordia, abilitata a maturare una vera umanità. Attesa e risposta a una passione che la previene, la consacrata si fa casa, ridefinendo i contorni della propria interiorità, abbandonando ogni intimismo, lasciando che sia il Signore a scrivere sulla pagina bianca e vuota che è l’esistenza di ciascuna, plasmabile e docile al soffio dello Spirito. In definitiva, nell’Ordo Amoris si radica l’Ordo Virginum, nella compagnia degli uomini e delle donne di oggi, nell’oggi della salvezza.