Percorsi ecclesiali

La Diocesi nel Cammino sinodale

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Milano

Sinodalità, un cammino comune per Chiesa e Università

In Cattolica la prima giornata del seminario rivolto a teologi e assistenti spirituali, con gli interventi dell’Arcivescovo, del rettore Anelli, dell’assistente generale Giuliodori e del presidente della Cei Zuppi

di Luisa Bove

13 Settembre 2022
Da sinistra: monsignor Giuliodori, il cardinale Zuppi, il rettore Anelli e l'Arcivescovo

Università cattolica e Chiesa italiana unite nel Cammino sinodale (vai allo speciale). È quanto emerge dalle parole di introduzione e dai primi interventi tenuti al seminario in corso fino al 15 settembre in diverse sedi (oltre l’ateneo milanese, Villa Cagnola e l’Isola di San Giulio – leggi qui). A confermare l’impegno dei due mondi – universitario ed ecclesiale – sono i partecipanti alla prima giornata di lavori: dal rettore Franco Anelli all’arcivescovo di Milano Mario Delpini, con la voce autorevole del cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei, intervenuto alla tavola rotonda insieme a Monica Maggioni, direttrice del Tg1, e allo stesso Anelli, incalzati dalle domande di Vincenzo Morgante, direttore di Tv2000 e Radio InBlu.

Il seminario era rivolto in particolare ai teologi e agli assistenti spirituali, ma nell’Aula Pio XI erano presenti anche docenti e studenti dell’ateneo, oltre a qualche uditore interessato al tema: «Università e cammino sinodale. Ripensare insieme l’educazione e la cultura».

Il contributo dell’Università

Il rettore Franco Anelli

La novità di questo Cammino sinodale – non calato dall’alto e che ha già coinvolto 500 mila fedeli, come ricorda Anelli nel saluto iniziale – è di essere «aperto ad altre realtà e mondi che rischiano di non vedere emergere le loro istanze e i loro suggerimenti. E tra loro c’è anche l’università». Negli ultimi quindici anni non ci sono stati solo «cambiamenti», ma «fenomeni sorprendenti che ci colgono impreparati e ci spiazzano». E aggiunge: «Dobbiamo affrontare la complessità: l’università deve intervenire e dare il suo contributo al “cantiere” aperto e accogliere il contributo di altri». Chiaro il riferimento ai “Cantieri di Betania”, il documento curato dalla Cei per il secondo anno del Cammino sinodale (leggi qui).

E proprio sul termine «sinodalità» pone l’accento l’Arcivescovo, anche in veste di presidente dell’Istituto superiore Giuseppe Toniolo, quando afferma che essa rischia di diventare più «un’etichetta» autoreferenziale che non «una riflessione a un camminare consapevoli». E mentre elogia il ruolo dell’ateneo, espressione più alta della cultura con le sue diverse discipline, sottolinea «l’intima convergenza tra Chiesa e università», riconoscendo l’impegno comune al cammino sinodale, «ognuno con le proprie risorse».

L’intervento dell’Arcivescovo

Per monsignor Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale della Cattolica, «la Chiesa o è sinodale o non è Chiesa». E allora si chiede in questo quadro come l’Università cattolica possa farsi interprete del percorso sinodale e quale impronta possa lasciare. Indica perciò al pubblico in sala quattro piste: la sinodalità pastorale, culturale, educativa e socio-politica (leggi qui il suo intervento).

Le parole del cardinale Zuppi

Cosa significa sinodalità è anche il primo quesito posto al cardinale Zuppi, che non ritiene scontata la comprensione del termine. Anzi, il rischio a volte è che si cammini su binari paralleli. «La Chiesa è sinodale di per sé, ma oggi lo sforzo è quello di capire come camminare insieme, perché le differenze ci sono (e per fortuna), nella sensibilità, nello stile, nell’approccio…». Se non si cammina insieme, ma lo si fa parallelamente, «ci si indebolisce». E aggiunge, facendo eco alle parole di monsignor Delpini, che «l’autoreferenzialità è contro la sinodalità»: per questo bisogna «camminare pensando all’altro». Al centro però occorre mettere l’ascolto, che non è mai una perdita di tempo, ma fa capire l’altro e se stessi. «Questo cantiere può aprire spazi inattesi – continua Zuppi -. Non dimentichiamo tutte le povertà che la pandemia ha fatto emergere». E ora «la cultura deve dare risposte, comprensione, interpretazione… l’interdisciplinarietà dell’università mette insieme le diverse visioni». Quello che la Chiesa deve evitare, aggiunge il presidente della Cei, «è di conservare la propria identità rimanendo al chiuso»; piuttosto «deve camminare con altri compagni di strada che aspettano di farlo con qualcuno. È ciò che il Vangelo ci invita a fare».

Sinodo Cattolica 2022
Il tavolo dei relatori

Il ruolo dell’informazione

In tutto questo, chiede Morgante a Monica Maggioni, il servizio televisivo pubblico può offrire un contributo importante al camminare insieme? «In passato il servizio pubblico ha costruito il Paese, creato vicinanza, tessitura del territorio… quando gli italiani non parlavano la stessa lingua. Oggi ci sono più differenze – dice la direttrice del Tg1 -. I giornalisti possono decidere se limitarsi a scrivere o pubblicare una copertina per ricevere più clic, oppure spostare lo sguardo più in là», perché «si può sempre andare oltre». Insomma, offrire un giornalismo costruttivo: «Partire dai dati per poi offrire un elemento in più e di speranza, non solo negatività e chiusura». E questo non significa fare del «giornalismo buonista». Al pubblico occorre «dare strumenti per far capire ciò che stiamo dicendo, spiegare il contesto per comprendere di più quello che ci circonda». E ancora: «Di fronte alle sfide esistenziali occorre il coraggio di trovare la strada da percorrere per essere comunità. Noi giornalisti cerchiamo di stare in mezzo».

La tavola rotonda tra il cardinale Zuppi, Anelli e Maggioni continua toccando altri aspetti: il valore della ricerca; i diritti fondamentali della cultura; speranza e pace, più che mai attuale; la passione per la realtà e l’importanza di mettersi in ascolto, ma anche di dare risposte concrete alle esigenze di oggi, senza rinunciare a interrogarsi. E ancora, il confronto con l’altro, perché solo così «il cammino sinodale è generativo», assicura il presidente della Cei.

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