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Sirio 09 - 15 dicembre 2024
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Anniversario

Sant’Egidio, da 55 anni tra accoglienza e dialogo

Anche a Milano la presenza è cresciuta negli anni e oggi la Comunità conta sull’impegno di molti. Sabato 23 settembre, alle 18.15, Messa con l’Arcivescovo nella basilica di San Vittore al Corpo

di Annamaria BRACCINI

19 Settembre 2023
L'Arcivescovo a un pranzo di Natale organizzato dalla Comunità di Sant'Egidio

Era il 1968 e già questo dice molto. 55 anni fa, quando un gruppo di liceali romani, per iniziativa di uno di loro, Andrea Riccardi, facevano nascere la Comunità di Sant’Egidio, una «rete» oggi presente in più di 70 Paesi del mondo, riunita intorno a tre parole fondamentali (preghiera, poveri e pace) e impegnata in progetti internazionali di cooperazione e di mediazione dei conflitti. Dal 1989 la Comunità è riconosciuta dalla Santa Sede come Associazione pubblica laicale della Chiesa. A Milano, l’anniversario sarà ricordato da una liturgia eucaristica presieduta dall’Arcivescovo sabato 23 settembre, alle 18.15, nella basilica di San Vittore al Corpo.

«La presenza di Sant’Egidio a Milano è molto cresciuta negli anni, intercettando tante domande di persone diverse, sia giovani sia adulti, e cercando di offrire risposte specie alle fragilità – spiega Giorgio Del Zanna, docente di Storia contemporanea in Cattolica e tra gli iniziatori della Comunità a Milano -. Penso in particolare all’aumento delle persone di strada e agli anziani, un tema che ci ha interrogato molto ultimamente, anche dopo la strage, lo scorso luglio, nella Rsa “Casa per coniugi” (leggi qui, ndr)».

Chi ha iniziato a costruire Sant’Egidio a Milano?
Nel 1988 Milena Santerini (pedagogista, docente presso l’Università cattolica, già deputato e oggi vice-preside del Pontificio istituto Giovanni Paolo II per le scienze della famiglia) ha riunito alcuni giovani liceali, tra cui, per esempio, me e altri. Abbiamo camminato insieme con un’amicizia che dura da più di 30 anni.

Quante persone sono impegnate nella Comunità a Milano?
Circa 300-350 persone vivono stabilmente lo spirito di Sant’Egidio. Ma vi è un giro ancora più ampio di donne e uomini che partecipano ad eventi e che organizzano iniziative. E, poi, sono coinvolti tanti giovani, c’è un ricambio generazionale che continua. Su questo aspetto siamo particolarmente attenti: esiste all’interno della Comunità, un movimento che si chiama “Giovani per la pace” che raccoglie studenti delle scuole superiori e universitari. Ma possiamo contare anche su giovani adulti lavoratori, trentenni che spesso – dopo gli anni della formazione e avendo costruito un proprio percorso – tornano a interrogarsi su come spendere la propria vita per gli altri in modo sensato e profondo. In questo senso, si può dire che Sant’Egidio resta una realtà di giovani.

Esiste una specificità ambrosiana che è nata dalla crescita della Comunità nei nostri territori?
Non saprei dire se ci sia uno “specifico milanese” di Sant’Egidio. La Comunità è certamente profondamente inserita in Diocesi, basti pensare al Coordinamento diocesano Associazioni, movimenti e gruppi di cui siamo membri, e partecipa della vita di questa Chiesa locale, per esempio, per ciò che riguarda il dialogo interreligioso ed ecumenico. Al contempo, tuttavia, manteniamo quell’apertura universale e internazionale che viene dalla nostra origine, dalla storia di questi anni e dalla costante attenzione al mondo.

Qual è la sfida più urgente da affrontare oggi?
Il tema degli immigrati implica la sfida dell’integrazione che sentiamo fortissima di fronte ai tanti giovani che arrivano e che, magari, riescono ad avere un lavoro, ma non a trovare casa e poter usufruire di un’integrazione piena. Riteniamo che l’emergenza abitativa sia una questione assai grave in città e su cui lavorare.