Era la serata di sabato 11 ottobre, intorno alle 22, quando a Ponte Lambro l’Istituto secolare delle Piccole apostole della carità ha accolto le 19 monache sfuggite all’incendio che ha colpito il monastero secentesco della Bernaga a Perego, nel Lecchese. «Sono arrivate subito dopo l’incidente, infreddolite e spaventate – racconta Michela Boffi -, con il loro monastero in fiamme non hanno potuto portare via nulla».
Le Piccole apostole si sono date da fare per recuperare generi di prima necessità, ma fin dalla domenica mattina, «siamo state tempestate da telefonate e da tante persone che venivano al cancello, come fosse un “assedio di bene”, non ci aspettavamo tanta solidarietà». Ancora adesso in tanti vogliono far sentire la loro vicinanza alle monache con parole, preghiere, beni materiali, disponibilità di professionisti per rendere di nuovo agibile il monastero. «È una catena enorme generativa di bene che ci lascia senza fiato».
«Ma ciò che più ci ha colpito è che le monache sono serene – ammette Boffi -, di quella serenità che confida nella Provvidenza e che si abbandona ai disegni del Signore, nonostante la loro casa sia stata devastata dall’incendio. Questo per noi è un grande esempio di vita e di fede. Il nostro fondatore, il beato Luigi Monza, scriveva che una delle grazie più grandi che ci ha fatto il Signore è quella di averci chiamati a fare del bene. Oggi però diciamo che sono loro che stanno facendo del bene a noi, con la loro testimonianza e i rapporti che si sono instaurati in un momento di emergenza».
In pochi giorni si è creato un clima di cordialità e di cura reciproca «in nome della stessa consacrazione che ci unisce». Le monache vivono in un’ala della struttura (riservata a loro) in cui abitano anche le 22 Piccole apostole, ma per motivi logistici, per raggiungere la sala da pranzo o la chiesa, devono spostarsi, incontrando così altre persone nonostante la loro sia una vocazione claustrale che fisicamente le isola dal mondo. «Ci sono gli operatori che lavorano in questa sede della Nostra famiglia, ci sono i bambini, le famiglie che accompagnano i piccoli… – spiega Boffi -. È molto bello perché le persone hanno la possibilità di avvicinarle, poi le monache stesse hanno chiesto di incontrare i bambini (con loro c’erano anche gli educatori, ndr) ed è stato bellissimo. Quindi c’è uno scambio, ma cerchiamo di rispettare la loro riservatezza, perché non è più quella che avevano alla Bernaga».
«Noi siamo un istituto secolare, loro sono un istituto claustrale, quindi viviamo la nostra consacrazione con una modalità diversissima, eppure la radice della stessa consacrazione ci ha fatto ritrovare come sorelle in questa esperienza drammatica che è capitata a loro e a noi di accoglierle». Per le monache è stato fondamentale essere accolte tutte insieme, questo ha evitato di smembrare la comunità.
Rispondere a questa emergenza è diventata per le Piccole apostole un’occasione per vivere più intensamente «la fraternità», perché «ognuna di noi ha messo a disposizione il proprio tempo e quello che sa fare».







