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Celebrazione

«La missione tiene viva e giovane la Chiesa»

In un Duomo affollatissimo si è svolta la Veglia Missionaria Diocesana, presieduta dall’Arcivescovo e accompagnata dalla Redditio Symboli con la consegna della Regola da parte di centinaia di 19enni provenienti da tutta la Diocesi

di Annamaria BRACCINI

22 Ottobre 2023

«In questo momento tragico della storia, di guerra mondiale dispersa in tanti luoghi della terra in cui uomini uccidono altri uomini, donne e bambini, noi possiamo essere il popolo della pace se saremo uniti con Gesù, se preferiremo fare della nostra vita un dono, piuttosto che chiuderci nell’indifferenza per non avere fastidi. Vi raccomando di raccogliere questa parola del Sinodo: saremo vivi, discepoli del Signore, saremo una Chiesa giovane e lieta, se saremo missione. Dal Sinodo, da questa assemblea qualificata dove sono presenti i rappresentanti di tutte le Chiese cattoliche del mondo e i delegati fraterni di altre Confessioni, vi porto la persuasione che la missione tiene viva e giovane la Chiesa, parlare agli altri di Gesù ci aiuta a conoscerlo, testimoniare la carità a coloro che sono intorno a noi ci aiuta a conoscere colui che è amore. Per questo ringrazio i missionari che abbiamo incaricato di essere là dove c’è bisogno di loro: non li lasceremo soli perché vogliamo tutti essere missione. E così ringrazio coloro che vengono da altre terre per esercitare qui il loro ministero e servizio di carità e i giovani che hanno consegnato la Regola di vita perché, con questo loro gesto, dicono che vogliono essere missione. La nostra vita vive, la nostra fede cresce se la condividiamo».

La consegna e il «grazie» dell’Arcivescovo, che concludono l’intensa e articolata Veglia missionaria diocesana alla quale, per il secondo anno, viene unita la “Redditio Symboli” con la consegna della Regola da parte di centinaia di 19enni provenienti da tutta la diocesi, definiscono ciò che si è appena vissuto nel Duomo gremito: la gioia di una Chiesa solidale e in cammino. Così come recita il titolo della Veglia, “Cuori ardenti, piedi in cammino. Non siamo più soli”, che riprende quello della Giornata Missionaria Mondiale del 22 ottobre 2023 e del Messaggio di papa Francesco.

A concelebrare il rito, 3 vescovi – il vicario generale, monsignor Franco Agnesi e i monsignori Luca Raimondi e Giuseppe Vegezzi -, i membri del Cem, il vicario episcopale di settore, monsignor Luca Bressan che, come il responsabile del Servizio per i Giovani e l’Università, don Marco Fusi, siede accanto al vescovo Mario, e il responsabile dell’Ufficio Missionario, don Maurizio Zago, che porge il saluto di benvenuto.    

La testimonianza

Con le parole di accoglienza, in inglese e italiano, del vescovo Mario, lo scambio della pace, la preghiera, il silenzio e i canti – eseguiti al meglio, come sempre, dai Cori Shekinah ed Elikya – si avvia la celebrazione, aperta dall’ascolto del monologo “La paura” di Giorgio Gaber – sintesi di ogni atteggiamento di sospetto e paura infondata dell’altro – e della testimonianza di India, una ragazza cinese, studentessa alla “Statale”, che dall’incontro con alcuni colleghi in Università ha trovato il Signore. «Mi stupivano questi amici – dice – perché non avevo mai incontrato niente di simile e ogni giorno mi dimostravano di essere interessati a me e al mio destino. Vengo da una famiglia con una forte religiosità, ma non avevo mai avuto a che fare con il cristianesimo, eppure mi sentivo tenuta per mano da Dio come mai mi era successo». Poi, l’avvicinamento alla fede e l’accompagnamento verso il battesimo (che riceverà durante la Veglia pasquale) con l’aiuto di don Marco Cianci, cappellano dell’Ateneo e responsabile della Sezione diocesana universitaria. «Auguro a ognuno l’esperienza che fatto io, perché tutti hanno la possibilità di incontrare Cristo», la conclusione di India.

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Si prosegue con i gesti simbolici della lettura dei loro nomi, della consegna della Proposta pastorale di quest’anno e delle Costituzioni del Sinodo minore “Chiesa dalle genti”, l’accoglienza di coloro che sono giunti nella nostra Diocesi: 5 sacerdoti e 8 religiose, provenienti da diversi Paesi del mondo tra cui Camerun, India, Timor, Brasile, Nigeria, Siria.

L’amicizia che rende migliori

Dall’immagine dell’incontro tra i discepoli di Emmaus e Gesù, nel brano di Luca 24, icona biblica di riferimento della Veglia, prende spunto la riflessione di monsignor Delpini (leggi qui l’omelia).

«In molti casi ci possiamo riconoscere nella vicenda di Cleopa e del suo amico. Si parla molto, nelle nostre comunità e nella società in generale, dell’importanza delle relazioni e dell’ascolto. Si raccomanda agli educatori e ai genitori di ascoltare i ragazzi e gli adolescenti. E, tuttavia, questi rapporti costruiti con benevolenza, con tanta buona volontà, con delicatezza, facilmente non guariscono dalla tristezza. Si può essere amici, passare ore in conversazione e non ricavarne niente che aiuti e trovare gioia». Così come accadde ai due amici in cammino verso Emmaus, che, tuttavia, al termine del brano evangelico, vivono «un’altra conversazione e un altro esito perché Gesù si fa vicino ed entra in confidenza».

«Ecco l’esperienza di un’amicizia che trasforma la tristezza in gioioso ardore, che dalla delusione fa intuire un insperato raggio di speranza. C’è, dunque, un modo di conversare, di parlare, di ascoltare che può trasfigurare la vita, convertire il cuore, far diventare amici in un modo diverso, condividendo l’esperienza di riconoscere Gesù».

Da qui la domanda che interroga sulla qualità delle nostre relazioni e amicizie. 

«C’è infatti – sottolinea il vescovo Mario -, un’amicizia che rende tristi, che rende peggiori, e forse è meglio chiamarla complicità di branco: talvolta, come intrappolati in una compagnia sgangherata, si finisce per fare anche quello che uno non vorrebbe. Nella regola di vita e nel cammino di fede deve, invece, essere compresa l’amicizia che rende migliori, di cui ci è stata data testimonianza stasera da India, che incoraggia al bene anche quando uno è scoraggiato, che compie il cammino insieme con Gesù».

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Nessuno parte per la missione da solo

Il pensiero torna a chi va in missione e a chi arriva: «La presenza di questi fratelli e sorelle che vengono da altri Paesi e di chi parte, questo scambio di doni e apertura di orizzonti, dice che l’atro non è una minaccia o una presenza che lascia indifferenti, ma è chi ci aiuta a riconoscere Gesù. Nessuno parte per la missione da solo: c’è sempre un’amicizia, una comunità, una paternità e maternità che hanno incrociato la vita di ciascuno e hanno cambiato il volto triste in un animo lieto e ardente».

«Fino a questo punto può essere determinante l’amicizia», scandisce ancora il vescovo Mario. «Può essere un legame che fa del male e trascina in una via di tristezza: noi vorremmo che per tutti fosse un legame che incoraggia al bene, che accompagna a trovare in Gesù risorto e vivo, la sorgente di una gioia invincibile. L’amicizia buona, edificante, quando si sperimenta insieme l’ardore del cuore, quando si incontra insieme Gesù, diventa una forza meravigliosa che può convincere a imprese straordinarie, addirittura a diventare santi. Amici, missionari, discepoli santi in ogni età e situazione».

La consegna della Regola di vita, l’adorazione e la consegna del mandato 

Dopo l’omelia, è il momento della consegna della Regola di vita da parte dei 19enni nelle mani dell’Arcivescovo e degli altri 3 Vescovi e della recita corale della preghiera della Redditio Symboli composta dal cardinale Martini, seguite dalla suggestiva processione nell’oscurità, tra le navate, del Santissimo, posto poi in altare maggiore illuminato da una lama di luce, per l’Adorazione eucaristica.

Infine, dopo altre brevi testimonianze in forma di preghiera di adorazione, la celebrazione del mandato, con la benedizione e la consegna dei crocifissi ai missionari partenti: l’unico prete Fidei donum ambrosiano, don Attilio Cantoni, che sarà in Anatolia, tre padri del Pime (Aleandro Castrese destinato in Messico, Paul Prashanth Kumar Pothireddy nelle Filippine e Piero Masolo in Myanmar), due religiose (suor Bruna De Col delle Missionarie dell’Immacolata che andrà in Bangladesh e madre Teresa Loi della Suore della Riparazione in Vietnam), e una famiglia dell’Associazione laici Pime, formata da Giovanni Maria Nassi e Micol Riva, con i piccoli Elia e Adele, diretta in Brasile.

La distribuzione del pane

L’invocazione dello Spirto vicendevole tra i missionari e i giovani, tutti riuniti in altare maggiore,  e la benedizione dell’Arcivescovo, suggellano la celebrazione che vede, tuttavia, ancora due importanti gesti. La raccolta dell’offerta, frutto del digiuno serale, devoluta per le Pontificie Opere Missionarie e l’iniziativa “Pane in piazza”, promossa dai Missionari cappuccini con la distribuzione sul sagrato dei pani offerti dai Panificatori milanesi, da spezzare insieme nella Giornata Missionaria con il vescovo Mario che è il primo a raggiungere l’esterno della Cattedrale percorrendo la navata maggiore portando tra le mani un cesto colmo di pane.

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omelia

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