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Giubileo dei detenuti, Leone XIV: «Nessuno sia perduto, concedere amnistie o indulto»

Nella Messa in San Pietro il Pontefice rilancia il desiderio di Francesco: «Nessun essere umano coincide con ciò che ha fatto. La giustizia è sempre un processo di riparazione»

di Antonella PALERMO

15 Dicembre 2025
Leone XIV presiede la Santa Messa per il Giubileo dei detenuti (Foto Vatican Media/SIR)

Da Vatican News

Non perdere la speranza, perché da ogni caduta ci si deve poter rialzare e la giustizia è sempre un processo di riparazione e riconciliazione. Nella Domenica “della gioia”, quella che la liturgia definisce “Gaudete”, Papa Leone XIV celebra la Messa per il Giubileo dei detenuti nella Basilica vaticana e a quanti sono privati della libertà e a tutti coloro che si prendono cura della realtà penitenziaria chiede di guardare avanti e in alto. Con speranza, appunto.

L’omelia di papa Leone XIV

L’ancora della speranza

A tal proposito il Papa, nell’omelia della celebrazione alla quale partecipano circa 5 mila persone, ricorda il predecessore Papa Francesco quando il 26 dicembre 2024 ha aperto la Porta Santa nella Chiesa del Padre nostro, nella Casa circondariale di Rebibbia.

(Foto Vatican Media/SIR)

In quella liturgia densa di significato il Pontefice argentino rivolgeva a tutti un invito che oggi Leone XIV rilancia: «Due cose vi dico. Primo: la corda in mano, con l’àncora della speranza. Secondo: spalancate le porte del cuore. Facendo riferimento all’immagine di un’ancora lanciata verso l’eternità, al di là di ogni barriera di spazio e di tempo, ci invitava a mantenere viva la fede nella vita che ci attende, e a credere sempre nella possibilità di un futuro migliore. Al tempo stesso, però, ci esortava a essere, con cuore generoso, operatori di giustizia e di carità negli ambienti in cui viviamo», sottolinea il Pontefice.

Condono della pena, amnistia, reinserimento

E ancora in continuità con Francesco, rilancia il desiderio espresso nella Spes non confundit, la bolla di indizione del Giubileo e cioè che, in queste ultime settimane dell’Anno Santo, si possano ancora concedere «forme di amnistia o condono della pena» e «a tutti opportunità di reinserimento».

«Confido che in molti Paesi si dia seguito al suo desiderio. Il Giubileo, come sappiamo, nella sua origine biblica era proprio un anno di grazia in cui ad ognuno, in molti modi, si offriva la possibilità di ricominciare».

La misericordia può far sbocciare fiori dal peccato

Il Pontefice indica poi il criterio dell’amore quale orientamento che deve abitare anche in ambienti come le carceri. Da atteggiamenti di compassione, attenzione, sapienza e responsabilità, in comunità come a livello istituzionale, possono nascere dei veri e propri miracoli. L’importante, afferma il Pontefice, è guardare all’umanità di Gesù. Rispetto e capacità di misericordia e perdono possono capovolgere destini e il Giubileo può essere l’occasione propizia: «Quando si custodiscono, pur in condizioni difficili, la bellezza dei sentimenti, la sensibilità, l’attenzione ai bisogni degli altri, il rispetto, la capacità di misericordia e di perdono, allora dal terreno duro della sofferenza e del peccato sbocciano fiori meravigliosi e anche tra le mura delle prigioni maturano gesti, progetti e incontri unici nella loro umanità».

Dio è Colui che riscatta e libera

Si tratta di «un lavoro sui propri sentimenti e pensieri necessario alle persone private della libertà, ma prima ancora a chi ha il grande onere di rappresentare presso di loro e per loro la giustizia», spiega il Papa. «Il Giubileo è una chiamata alla conversione e proprio così è motivo di speranza e di gioia», ripete.

(Foto Vatican Media/SIR)

È vero che il panorama carcerario presenta diverse criticità, ammette Leone XIV: «C’è ancora tanto da fare». Ma confidando in Dio, Colui «che riscatta e libera», si può e deve osare: «Il carcere è un ambiente difficile e anche i migliori propositi vi possono incontrare tanti ostacoli. Proprio per questo, però, non bisogna stancarsi, scoraggiarsi o tirarsi indietro, ma andare avanti con tenacia, coraggio e spirito di collaborazione. Sono molti, infatti, a non comprendere ancora che da ogni caduta ci si deve poter rialzare, che nessun essere umano coincide con ciò che ha fatto e che la giustizia è sempre un processo di riparazione e di riconciliazione».

«Che tutti siano salvati»

Ancora, il Papa nella sua riflessione cita Sant’Agostino, quando scriveva un famoso commento all’episodio evangelico dell’adultera sottolineando che al termine dell’incontro con Gesù che la perdona rimasero «la misera e la misericordia». Si rivolge quindi ai ristretti e ai responsabili del mondo carcerario, ribadendo che si tratta di un compito “non facile”: «I problemi da affrontare sono tanti. Pensiamo al sovraffollamento, all’impegno ancora insufficiente di garantire programmi educativi stabili di recupero e opportunità di lavoro. E non dimentichiamo, a livello più personale, il peso del passato, le ferite da medicare nel corpo e nel cuore, le delusioni, la pazienza infinita che ci vuole, con sé stessi e con gli altri, quando si intraprendono cammini di conversione, e la tentazione di arrendersi o di non perdonare più». 

Eppure, in queste desolazioni, rimarca il Successore di Pietro, deve risuonare interiormente la certezza che il Signore desidera la salvezza di tutti. E ripete anche oggi: «Che nessuno vada perduto! Che tutti siano salvati». 

Non siamo soli

Mentre si avvicina il Natale, Papa Leone esorta dunque ad «abbracciare» con ancora più forza, il «sogno» di Dio, “costanti nel nostro impegno e fiduciosi”: «Perché anche di fronte alle sfide più grandi non siamo soli: il Signore è vicino, cammina con noi e, con Lui al nostro fianco, sempre qualcosa di bello e gioioso accadrà».

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