Il pellegrinaggio annuale promosso della Formazione Permanente del Clero – guidato dall’Arcivescovo e rivolto ai presbiteri dal primo al decimo anno di ordinazione – avrà come meta la Turchia. È don Andrea Regolani, responsabile dell’Istituto Sacerdotale Maria Immacolata (Ismi), a illustrarne il programma e il significato: «Saremo 123 preti, compresi l’Arcivescovo e i Vicari episcopali. Partiamo lunedì 17 febbraio e torneremo venerdì 21».
La destinazione in Turchia intende sottolineare l’anniversario dei 1700 anni del Concilio di Nicea?
Faremo tappa soprattutto a Istanbul. Però vivremo anche una giornata, mercoledì 19 febbraio, a Nicea, dove si è svolto il primo Concilio ecumenico nel 325. Lì vi sono ancora i resti della basilica, ormai sommersa dal Lago: è un luogo molto suggestivo, dove rinnoveremo la nostra professione di fede proprio perché a Nicea, per la prima volta, vi si è dato forma con il Credo, simbolo che ancora oggi usiamo. Proprio sulle rive del lago vivremo anche un momento di preghiera, sarà il momento centrale del pellegrinaggio.
E la tappa di Istanbul come si articolerà?
In quella città si apriranno tanti fronti d’incontro. Uno con la Chiesa ortodossa perché è la sede del patriarcato di Costantinopoli: incontreremo anche il patriarca ecumenico Bartolomeo I, che già nel 2013, in occasione dei 1700 anni dell’Editto di Milano, visitò la nostra Diocesi. Si tratta, dunque, di rinnovare un’amicizia tra le nostre due Chiese che continua nel tempo. Oltretutto possiamo dire che vi sia anche un legame con Nicea perché, nel Concilio del 325, si è ricercata un’unità della Chiesa laddove l’eresia ariana aveva teso a spaccarla. Tutto ciò è prezioso per il dialogo ecumenico. Inoltre affronteremo anche il tema del dialogo con l’Islam, per cui incontreremo studenti universitari di Istanbul, con i quali vivremo una serata per condividere le esperienze e ascoltarli su cosa sognano, cosa desiderano, su come guardano al mondo e alla loro fede.
Naturalmente il confronto sarà anche tra voi, partecipanti al viaggio, e l’Arcivescovo…
Per come è strutturato il pellegrinaggio e per gli spazi che avremo, il dialogo sarà molto informale, sia negli spostamenti, sia durante le visite ai siti d’arte di Istanbul come le grandi moschee; ma soprattutto saranno importanti i momenti celebrativi e di riflessione che l’Arcivescovo ci proporrà. Essendo un patrologo molto esperto, potrà anche fornirci indicazioni forti sul Concilio di Nicea.
È stato complesso organizzare un pellegrinaggio in un Paese musulmano e non particolarmente pacificato come è la Turchia?
Non abbiamo trovato grandi difficoltà. Anche nel sopralluogo che abbiamo compiuto la sensazione è stata quella di essere a proprio agio nel camminare per le strade e nell’incontrare le persone. Abbiamo avuto grande collaborazione.
Cosa vi aspettate, come frutto spirituale, da questo pellegrinaggio?
Anzitutto, riflettere a fondo sull’importanza di avere un simbolo della fede, che ci aiuta a entrare nel mistero di Dio e nella figura di Gesù Cristo. Riscoprire la bontà di un’intelligenza che riesce a penetrare il mistero mi pare che sia il punto centrale. E, poi anche una conoscenza di tanti aspetti che sono sempre un allargamento di orizzonti. Senza dimenticare la bella occasione di vivere cinque giorni con l’Arcivescovo.




