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Cesano Boscone

Sacra Famiglia, la tenerezza che si respira in una casa

La visita dell'Arcivescovo per la Messa e l'incontro con ospiti e operatori: «Qui le persone si sentono legate da qualcosa di profondo». L'inaugurazione della nuova residenza della Fondazione, in cui saranno accolti fino a 16 sacerdoti anziani

di Annamaria BRACCINI

16 Febbraio 2024
Un momento della celebrazione

La tenerezza che, come il ramo della pianta di fico morbido quando viene la primavera, dice che il Signore viene ed è vicino. Il bene che fa bene quando è fatto bene, la gioia di avere una casa, magari anche se un po’ speciale, come la Sacra Famiglia. La grande e storica realtà dove l’Arcivescovo arriva per un’intensa mattinata che inizia nella chiesa interna all’Istituto, dove trovano posto tanti ospiti di tutte le età, i loro familiari, medici, infermieri, il personale e i volontari. Riuniti intorno all’altare e, idealmente, al fondatore, il sacerdote ambrosiano don Domenico Pogliani, di cui è in corso il processo di canonizzazione e che è sepolto in chiesa.

Il direttore generale Totò, l’Arcivescovo e il presidente monsignor Marinoni

Concelebrano diversi sacerdoti, tra cui il presidente della Fondazione monsignor Bruno Marinoni e il suo predecessore monsignor Marco Bove, oggi Vicario episcopale della Zona VI (nel cui territorio si trova la Sacra Famiglia), il prevosto di Cesano Boscone don Luigi Caldera, don Massimo Fumagalli (incaricato dell’Arcivescovo per il clero anziano e malato) e fra Marco Speziale, rettore della Comunità dei Francescani che prestano servizio presso la struttura. Ai piedi dell’altare, alcuni presbiteri quiescenti alla Sacra Famiglia tra cui quelli ospiti della nuova struttura che si inaugura poco dopo. Non mancano le autorità, con il facente funzione del sindaco, e i vertici della Fondazione con il direttore generale Roberto Totò.

«Questo luogo è parte integrante della nostra Chiesa», dice in apertura monsignor Marinoni. L’Arcivescovo, da parte sua, aggiunge: «Oggi è festa perché ci siete voi, perché celebriamo l’Eucaristia insieme». Tre brevi testimonianze precedono l’omelia.

La vita vicino alla fragilità  

Daniela, mamma di tre figli ed educatrice in un reparto, racconta la sua vita con il secondogenito Simone, affetto da grave disabilità, che frequenta il Centro diurno: «Abbiamo tutti il diritto di vivere una vita serena. Voglio testimoniare quanto la vicinanza con la fragilità abbia arricchito la mia vita. In loro esiste uno spirito di sopportazione e di speranza che noi possiamo solo intuire. Loro mi insegnano quante cose si possono dire senza usare le parole, il potere del bene e della creatività, mi insegnano a vivere la vita pienamente e a sentirmi anch’io fragile».

Gianluca, che lavora da più di vent’anni in Sacra Famiglia, «questo posto unico e speciale dove vi è il messaggio più autentico del Cristo del farsi prossimo», dice: «Grazie perché ora sono un padre, un marito, un uomo migliore». 

Antonio, volontario dal 2001 e al quale dal 2008 è affidato Matteo, un ragazzo affetto da malattia degenerativa, scandisce: «Ho scoperto la gioia che nasce dal cuore, come non avevo mai sperimentato nella mia lunga esperienza lavorativa girando il mondo. Ecco perché dico che una giornata senza “Sacra” è una giornata persa».

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La tenerezza che ci parla di Dio

L’omelia è quasi una risposta immediata a queste parole di speranza: «Arriva il giorno in cui uno dice “basta”, basta essere sulla carrozzina, voglio correre anche io; viene il giorno in cui uno dice “non ce la faccio più”, e così anche gli operatori sanitari e amministrativi, il mondo intero sembrano dire “basta”, ma ecco che il Vangelo ci dice che il Figlio dell’uomo è vicino, pur in mezzo alla stanchezza del mondo e allo scoraggiamento».

Ma come capire il momento e la situazione in cui il Signore viene? «Quando si pratica la tenerezza – spiega monsignor Delpini -, quel gesto quotidiano fatto bene che fa nascere un sorriso, un’amicizia, una dedizione. Le testimonianze ci hanno detto questo: la tenerezza della mamma, degli operatori, del volontario. Perciò Sacra Famiglia vuole essere una casa, dove le persone si sentono legate da qualcosa di profondo»

Infatti, che si è a casa si capisce dalla tenerezza, suggerisce ancora, «dal modo in cui si vive insieme e questo distingue una casa da un Istituto. Oggi siamo contenti perché Gesù è vicino, perché vedo la tenerezza». Quella che diventa gesto concreto nello scambio della pace per cui l’Arcivescovo scende tra i degenti e alla fine della celebrazione nel saluto ai più giovani.

La nuova residenza

La Sacra Famiglia: una casa

Poi, l’uscita dalla chiesa per la benedizione delle 9 nuove automobili del Servizio Assistenza Domiciliare che, nel 2023, ha realizzato 41.000 interventi assistendo 1500 anziani: «Desidero congratularmi con tutti voi e credo che questo sia un modo per creare integrazione e alleanza, non abbandonando le persone sole nelle case. Merita ammirazione. Non benediciamo dei mezzi, ma delle persone e le loro intenzioni di servizio: chi lo presta e chi lo riceve».

La benedizione della residenza

La mattinata prosegue con l’attesa inaugurazione della residenza per sacerdoti anziani, resa possibile da un lascito testamentario alla Diocesi da parte di una persona di Macherio, destinato a questo specifico scopo. Residenza che ospita da alcuni mesi 12 sacerdoti, ma potrà accoglierne fino a 16, mentre nelle Rsa della Fondazione a Cesano Boscone sono accolti altri 4 sacerdoti anziani.

Infine, la visita ai laboratori di ceramica e di falegnameria “Arteticamente”, dove lavorano persone disabili e anziani, creando, tra altri manufatti, le lanterne rosse che l’Arcivescovo dona a parrocchie e realtà nelle sue visite pastorali. Interessante il rapporto creatosi dal laboratorio di ceramica con la Triennale, i FuoriSalone e artisti di fama che qui hanno lasciato alcune loro opere.

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Non manca – prima dell’incontro (a porte chiuse) con i direttori delle sedi della Fondazione – l’ingresso nel reparto San Giovanni per disturbi del comportamento e all’autismo, che conta 60 ospiti, soprattutto giovani, ai quali è dedicato un progetto pilota «per vivere una giornata diversa, fatta di attività strutturate con operatori e psicologhe e di tempo libero, al fine di abbassare il disagio e disturbi talvolta molto impegnativi». E tutto questo con il desiderio di aprirsi un domani anche alla territorialità e ai suoi bisogni. Come è nel dna del gruppo Fondazione Sacra Famiglia, con il suo ospedale Casa di Cura Ambrosiana, leader in Lombardia e uno dei primi in Italia nei servizi di cura e assistenza sanitaria e sociosanitaria, con particolare attenzione alle persone fragili. Grazie ai suoi 2000 professionisti assiste ogni anno oltre 13 mila persone tra minori, adulti e anziani in Lombardia, Piemonte e Liguria, garantendo 142 mila prestazioni sanitarie e socioassistenziali.

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