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Lo studio del Comincini conferma che la documentazione custodita presso l'Archivio Storico Diocesano di Milano si rivela di primaria importanza per la ricostruzione della storia locale

Anna Maria Cislaghi

Bernate-Ticino

Di regola le carte della Sezione X «Visite Pastorali» del Fondo della Curia arcivescovile di Milano custodite presso l’Archivio Storico Diocesano di Milano risultano essere una delle fonti principali per la storiografia locale e in particolare vengono utilizzate per aprire la trattazione dell’Età moderna, dopo qualche pagina dedicata al Medioevo e, quando si è fortunati, ai secoli precedenti. Questo utilizzo è così generalizzato nelle storie locali da far ritenere spesso che l’Archivio Diocesano coincida con la documentazione prodotta nel corso delle visite pastorali a partire dalla seconda metà del Cinquecento, cioè da San Carlo. L’ennesima smentita a questo riguardo si ha nel recente volume intitolato “Magenta e Bernate Ticino in età sforzesca (1450 – 1535)”, scritto da Mario Comincini ed edito dal Centro Studi politico-sociali “J. F. e R. F. Kennedy” (Bluprint, Bernate Ticino, 2018).

Così l’autore giustifica il titolo: “Può sembrare curioso che un libro si occupi di due comunità, per quanto tra loro vicine, e di uno stesso periodo storico. In realtà è una vicenda storica che ha obbligato a trattare insieme Magenta e Bernate Ticino per il periodo considerato e cioè l’istituzione del priorato di S. Maria della Pace, in un primo tempo (dal 1523) ospitato nella canonica di Bernate e solo a metà Cinquecento, dopo continue controversie, trasferito a Magenta”.

Proprio le vicende che l’autore ricostruisce per Bernate dall’ultimo decennio del Quattrocento alla metà del Cinquecento confermano quanto sia varia la documentazione della Sezione X «Visite Pastorali».

In quattro volumi della pieve di Corbetta si conservano infatti quasi 1300 pagine di documenti, in originale o in copia, riguardanti la canonica agostiniana di Bernate, a partire dal 1191 nel volume XXII, dal 1525 nel volume XXIII, per gli anni 1571 – 1582 nel volume XXIV, per gli anni 1523 – 1526 nel volume XLIV. Questi ultimi documenti sono così regestati dal Palestra nell’inventario a stampa della Sezione: “Convenzione tra i Crivelli e i canonici regolari di Bernate, con la conferma apostolica”: si tratta della “pace universale e concordia” con cui si pose fine alla controversia iniziata nel 1491 tra i Crivelli e gli Agostiniani.

È ancora da chiarire perché e quando questa documentazione sia finita nell’Archivio della Curia milanese, essendo estranea all’azione pastorale. All’inizio dei volumi XXII, XXIII e XXIV si avverte che si tratta di carte “repertae in archivio archiepiscopali” rispettivamente nel 1678 quanto al primo volume e nel 1671 quanto agli altri due. Si tratta quindi di documentazione che giaceva, non si sa da quando, nell’archivio e che vi fu rinvenuta in due tempi, sembrerebbe casualmente e forse in circostanze fortunose (“quae erant in sacculo conglutinatae”, si precisa per le carte dell’ultimo volume).

Comunque sia, è notevole il peso di questa documentazione, anteriore anche di secoli alla soglia storica rappresentata da San Carlo, nella ricostruzione delle vicende della canonica tra Quattrocento e Cinquecento, nonostante il largo uso che Comincini fa di altre importanti fonti, quali l’Archivio Notarile e il fondo Sforzesco custoditi presso l’Archivio di Stato di Milano; vicende riguardanti gli aspetti non solo istituzionali ma anche sociali, economici e persino architettonici.

Un solo esempio. Nel 1549, scrive Comincini, Danesio Crivelli ottenne in permuta un edificio in Magenta facente parte dell’antico castello, per costruire una chiesa sotto il nome di Santa Maria della Pace a ricordo della transazione raggiunta tra Crivelli e Agostiniani nel 1523 per il patrimonio di Bernate. Giulini trascrisse un’epigrafe da lui letta sulla facciata di quella chiesa, in cui si attestava che Danesio Crivelli l’aveva fatta edificare ed ornare nel 1551. Ma la chiesa fu solo iniziata in quell’anno, perché in un documento del ricordato volume XXIV delle Visite Pastorali di Corbetta, datato 1552, si legge questa deposizione di un teste: “Esso monsignore [appunto il Crivelli] ha fatto fare seu principiare una bella giesa del detto suo beneficio in Magenta et ha fatto una grossa spesa et non è anchor finita et che la debbe finire li va de gran denari”. Questa testimonianza è allegata a una relazione dell’ingegnere Bernardino da Lonate, che descrive in modo minuzioso le strutture architettoniche realizzate fino a quel momento e le spese per esse sostenute. La chiesa era ancora incompiuta nel 1556, anche se l’epigrafe collocata dal Crivelli ha fatto finora ritenere che l’anno di edificazione fosse il 1551.

E si potrebbe continuare, ad esempio con un documento del 1404 riguardante una controversia tra i Crivelli e la prevostura, di cui Giulini afferma di aver letto un compendio a Bernate, oggi non più reperibile tra le carte della canonica trasmesse al Fondo di Religione. Ma nel nostro archivio (volume 22 di Corbetta) se ne conserva una copia integrale in cui si descrivono il “fortilizio del monastero” (i resti del castrum citato nel 1064), la cella di San Giorgio (l’attuale cripta sotto la chiesa parrocchiale), l’edificazione di un nuovo altare e altro ancora.

Ancora una volta, quindi, l’Archivio Storico Diocesano di Milano si rivela una fonte storica di ampio spettro, non limitata all’ambito ecclesiastico né all’arco temporale a cui si è abituati a pensare, di cui è quindi opportuno tener conto per ricerche storiche rivolte in ogni direzione.

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