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La ricerca d'archivio ha grande importanza per riscoprire la memoria di luoghi perduti e ritrovare le vicende di singole persone e gruppi familiari

Maria Teresa Donati, Nicoletta Sfredda

Monastero_Vettabbia

Il volume sul monastero ha avuto una lunga gestazione. L’autore, Luigi Pellegrini Cislaghi ha dedicato tutta la sua vita a studiare documenti ed esaminare testi relativi all’antico convento domenicano, di cui il padre Antonio ha salvato una parte del chiostro e una cappella, ricomposti nel giardino milanese di casa Pellegrini Cislaghi negli anni Venti del Novecento.

Il cospicuo manoscritto dell’autore, che la Seconda Guerra Mondiale ha impedito di pubblicare, è stato dato alle stampe nel 2017, in una versione aggiornata e ampliata a cura di Maria Teresa Donati e Nicoletta Sfredda. Questo volume costituisce il primo atto della Fondazione Gianantonio Pellegrini Cislaghi, promossa da Giorgio Pellegrini Cislaghi, figlio dello studioso.

Riemerge dalle pagine la secolare vicenda del monastero femminile fondato da San Pietro Martire intorno al 1232 e soppresso nel 1799 durante la dominazione francese.

I documenti conservati nell’Archivio di Stato di Milano, nell’Archivio Civico e nell’Archivio Diocesano di Milano hanno permesso di ricostruire molti aspetti della vita di un convento in cui si monacavano le fanciulle della nobiltà e della buona società  milanese, tra le quali si ricordano le tre sorelle di papa Pio IV de’ Medici, la sorella dell’arcivescovo Carlo Borromeo, Corona Isabella, nipote del papa, e Francesca Innocenza, sorella del cardinale Pozzobonelli.

Protetto dai Visconti e dagli Sforza, posto sotto la cura spirituale di Sant’Eustorgio, il monastero passò nel 1499 sotto il convento domenicano di Santa Maria delle Grazie e da quel momento iniziarono cospicui interventi di ristrutturazione. Un documento del 1572 rivela il rifacimento della facciata della chiesa su progetto di Pellegrino Tibaldi, architetto di fiducia di Carlo Borromeo. Di grandi dimensioni, con una chiesa doppia destinata alle monache e al pubblico culto, chiostri, vasti giardini e ortaglie e dotato di due cappelle nel giardino, il monastero si affacciava sul corso del canale Vettabbia, occupando l’area delle attuali via Vettabbia-via Calatafimi.  Gli storici milanesi dei secoli passati ne decantano la ricchezza e descrivono affreschi e tele che ornavano il monastero e la chiesa il cui altare maggiore “era ricoperto d’argento” nei giorni festivi.

Gli aggiornamenti presenti nel volume contribuiscono a chiarire le circostanze della soppressione francese del monastero, delle vicende ottocentesche dell’edificio affittato, privatizzato e alla fine per la gran parte demolito.

Se alcuni dipinti realizzati per la chiesa di Santa Maria dell’Annunciata (o Annunciazione) del monastero sono stati identificati e pubblicati, restano ancora affascinanti quesiti riguardo gli affreschi della cappella salvata e del refettorio. Il volume si conclude con un capitolo dedicato a significative testimonianze della storia di Milano, messe in salvo e conservate nel giardino della famiglia Pellegrini Cislaghi, in un piccolo museo a cielo aperto.

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