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Pubblichiamo la lettera di Natale di Mariagrazia, fidei donum a Konya in Turchia

di Mariagrazia ZAMBON
Konya - Turchia

Turchia-3

Se volessi spiegare con un verbo la mia presenza nel mio primo anno a Konya, la definirei come “stare sulla soglia della Casa del mio Dio” (Salmo 84,11) per essere “custode della Porta”.

In tutti questi mesi, come una sentinella vigilante sull’uscio della chiesa dedicata a san Paolo, nel cuore della città di Konya, quante le persone che ho visto varcare la soglia, e quanti i sentimenti che attraversavano il loro volto: espressioni di gioia ed eccitazione, di curiosità e di trepidazione, di speranza e di dolore, ma anche di paura e di sospetto. Persone venute da lontano e da vicino. Persone in gruppo o solitarie, persone avvezze ad entrare in una chiesa, ma anche persone frettolose, incerte, titubanti, timorose, nervose, che per la prima volta osavano affacciarsi in un luogo di culto cristiano.

E poi, per tutte, stampato sul volto, lo stupore. La meraviglia di un luogo accogliente, sereno, rappacificante.

La Porta.

Mai, come questi giorni d’Avvento, mi sono soffermata a riflettere sul valore della Porta in una chiesa. Una soglia aperta sull’Arcano. O meglio, un varco che apre lo scrigno che custodisce il Mistero.

E in questa manciata di giorni che ci separa al Natale, la nostra chiesa ha un motivo in più per sorprendere.

In quasi tutte le parti del mondo le strade si illuminano di luci, fili d’argento, vischio, presepi e stelle. Si vedono alberi davanti alle vetrine, addobbati con campanellini, palline colorate e luci a intermittenza. L’aria è densa delle essenze speziate dei venditori di strada e del tipico odore delle caldarroste. Dappertutto risuonano canzoncine natalizie che, anche se si è di corsa o giù di giri, è impossibile non canticchiare. Camminando si incontrano pupazzi e immagini di tutti i tipi e dimensioni come renne, elfi che di anno in anno sono sempre più particolari e affascinanti e, ovunque, lui, immancabile e adorato dai bambini: Babbo Natale, sempre indaffarato ad elargire doni a tutti.

Qui nulla. Proprio nulla. Non un segno che possa richiamare il Natale, non un elemento che possa essere indizio di questa nostra Festa. Nessuna atmosfera magica, calda e avvolgente, nessuna frenesia nell’aria.

Se via online si possono ordinare luminarie, addobbi, palline colorate e finti abeti “di Capodanno”, potete immaginarvi quanto possa essere però complicato trovare le statuine del presepe!

Così, senza perdersi d’animo, il fidei donum francese padre Gabriel Ferone, che ogni tanto viene a celebrare la Messa domenicale da Smirne, ha mantenuto la promessa fatta mesi fa: settimana scorsa, dopo essere stato in Francia, è arrivato in pullman con due pesantissime valigie piene di 15 sculture in pietra. Gli ho dato fiducia e ho aspettato: l’attesa ha ricevuto il suo centuplo.

Finalmente, prima volta nella storia della città, anche la chiesa di Konya ha il suo presepe.

E che presepe! Sorprendente ponte tra due luoghi densi di preghiera e fede millenaria, lontani tra loro migliaia di chilometri.

Le statue, infatti, sono preziosi pezzi di artigianato in pietra pirenaica, prodotte e dipinte a mano dalle suore de la Asunción de la Virgen y de San Bruno presso il loro “Atelier d’Art” nel monastero de Bethlèem di Caux, in Francia.

Il resto del materiale, dai trucioli alla paglia, dalle stoffe alla carta, dalle luci ai sassi, dalle pigne ai fiori… è quanto siamo riusciti a recuperare qui nei dintorni. E così ne è venuto fuori un capolavoro unico nel suo genere.

Quale felicità e commozione per la minuscola comunità cristiana locale, che finalmente può contemplare con gli occhi sgranati la scena del Natale e lasciarsi stupire ancor di più dalla follia d’amore di un Dio che decide di farsi bambino piccolo e fragile, un Dio che viene nel mondo e si fa a noi vicino -rivestito di umana debolezza.

Con i cristiani che guardano commossi, anche tutti coloro – tanti – che piccoli e grandi hanno coraggio di varcare la soglia e si lasciano incantare da questo presepe che può aiutare ad entrare nel grande Mistero dell’Incarnazione.

E proprio questo bimbo che sta per nascere, un giorno ci dirà: “Io sono la Porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo” (Gv 10,9). Porta tra terra e Cielo, tra finito e Infinito.

Davanti allo stupore di chi si ferma a contemplare il Bambino, come Maria, anche io custodisco tutte queste cose, meditandole nel mio cuore.

Questo allora l’augurio che faccio prima di tutto a me stessa e poi a ciascuno di voi: la Luce che viene nel mondo vinca le nostre tenebre affinché continuiamo ad aver coraggio non solo di essere custodi della Porta, ma anche di tenerla aperta, spalancata, senza “ma” e senza “se”, perché tutti possano gustare il Mistero che rappresenta.

Che Gesù, la “Porta Bella”, in questo suo Natale ci doni un coraggio robusto, ardente e luminoso che non ci lasci inerti e indifferenti sulla soglia, ma che ci spinga ad entrare con Speranza e Fiducia nel suo Amore infinito fatto di Tenerezza, Misericordia e Pace!

 

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