La voce del CONI (Comitato Olimpico Nazionale Italiano) completa una prima carrelata di riflessioni sul documento vaticano DARE IL MEGLIO DI SÉ, sulla prospettiva cristiana dello sport e della persona umana. Il gioco e il giocarsi sono facce della stessa medaglia che nello sport possono trovare una forma sintetica e di crescita e maturazione.

Oreste Perri
Presidente CONI Lombardia

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Quando un bambino si avvicina ad un contesto di gioco non chiede “Posso vincere?”, ma “posso giocare?”. E nulla poi diviene più serio del suo giocare; dà tutte le sue energie, dà il meglio di sé.

Non appaia mai banale o scontato ricordarci, in qualsiasi ambito di analisi e di riflessione, che esistono atteggiamenti fondamenatli come la semplicità dell’intenzione, la voglia di divertirsi e di stare insieme che connotano ogni autentica attività sportiva.

In questa prospettiva, che mette al centro l’atleta prima di tutto come uomo, si può leggere l’attività del CONI, che colloca tra suoi principi fondativi la valorizzazione dello sport non solo come attività agonistica ma come percorso di crescita della persona e dei più importanti valori umani, quali la lealtà, il rispetto, la collaborazione, la tensione a raggiungere alti obiettivi con tenacia, determinazione e, soprattutto, con la fiducia in se stessi.
Per queso il CONI Lombardia che rappresento, esprime viva approvazione  per l’iniziativa della FOM di rileggere il documento preparato dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita “sulla prospettiva cristiana dello sport e la persona umana”.

La Chiesa cammina al passo con i tempi e lo conferma la volontà di proporre alla comuntà cristiana una riflessione sullo sport come strumento di incontro, di formazione, di missione e di fratellanza. Il titolo del Documento, “Dare il meglio di sè” , rappresenta un invito a mettersi in gioco nello sport e nella vita, con determinazione, convinzione, dedizione. Esso, dunque, raggiunge non solo gli ambienti della comunità cristiana ed in particolare gli oratori, ma ogni persona, ogni agenzia educativa, ogni ambito della progettazione e dell’attività sportiva che intenda, attraverso lo sport, creare relazioni umane positive, solide e vere. Queste risultano tanto necessarie in una società che purtroppo  veicola, in modalità diverse, l’esaltazione dell’IO e non del NOI, in ambienti sportivi in cui l’atleta e i suoi interessi particolari prendono il sopravvento sull’uomo e sul bene comune.

Il CONI Lombardia è “in campo” per sostenere ogni progetto di promozione dello sport come inclusione, accoglienza, valorizzazione dei talenti personali, sia in un’ottica agonistica sia in quella che permette a bambini, ragazzi, giovani, adulti di competere, cioè, rifacendoci al significato del verbo, di puntare insieme ad un obiettivo. Nello sport, l’obiettivo di dare il meglio di sé, quando il sé esprime un’identità di persona radicata a solidi valori umani e cristani, rappresenta l’unità di corpo e spirito, di abilità fisiche e di talenti interiori, che rende l’uomo integralmente uomo e lo sportivo un testimone del fatto che le risorse del nostro corpo e il benessere fisico sono doni meravigliosi da apprezzare, preservare e difendere da ideologie negative; queste circolano anche nello sport, mercificano il corpo e subordinano agli interessi economci le finalità più alte del motto olimpico CITIUS, ALTIUS, FORTIUS, vessillo da secoli del principio del Dare il meglio di sé, al quale oggi la Chiesa richiama gli sportivi in una prospettiva cristianamente umana.

«Il corpo è un compito da vivere», disse san Giovanni Paolo II, vero atleta di Cristo. E aveva ragione; lo penserebbe anche quel bimbo che chiede “Posso giocare?”, e che, giocando, esprime la gioia di vivere.

Il CONI Lombardia c’è, per collaborare con la FIOM, con la Chiesa, a far giocare giocare bambini, giovani, adulti con la serietà gioiosa di chi vuol donare i talenti che ha ricevuto, per vincere insieme!

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