“La parola autismo viene del greco: “stare nel proprio mondo”. Non voglio che stia nel suo mondo, io lo voglio in questo mondo”. Sono queste le parole che Max (Bobby Cannavale), padre separato, con una carriera da stand up comedian che fa fatica a decollare, rivolge all’amico, mentre si è messo in viaggio con il figlio undicenne Ezra (William A. Fitzgerald) per accedere a quel “provino”, sogno di una vita, che la sua agente (Whoopi Goldberg) gli ha procurato.
La trama
Una “fuga” che metterà in moto non solo i due, ma pure la madre Jenna (Rose Byrne), che vorrebbe, forse, una scuola “speciale” per il figlio, e il nonno Stan (Robert De Niro), ex chef rinomato che ora fa il portiere, convinto che tutti vogliano rubargli qualcosa.
Un road movie, non solo fisico ma dei sentimenti, che spinge, oltre i protagonisti, anche lo spettatore a interrogarsi sì su un tema importante, come l’autismo, ma anche sul senso del bene che, in fondo, tutti nella vita devono in qualche modo cercare. Tony Goldwyn, con “In viaggio con mio figlio, mette insieme un cast stellare per raccontare la storia semi-autobiografica dello sceneggiatore Tony Spiridakis.
Una storia che “accende” la testa
Presentato al festival di Roma, nella sezione Alice nella città, il film, senza scadere nel sentimentalismo, riesce nel suo intento ad “avvicinarci”, con il sorriso, non solo al piccolo Ezra, ma anche a questa storia, in fondo transgenerazionale, che ha molto da raccontare, oltre lo schermo.
Ci sono nodi che vanno scoperti, piano piano, e Goldwyn, attore-regista (nei panni pure del nuovo compagno della madre), sembra aver compreso come fare. Una storia, infine, che emoziona, ma che non dimentica di tenere “accesa” la testa su questioni che non possono prendere solo il cuore. Da vedere, magari anche in famiglia.










