Ci sono dei registi che sono una garanzia per gli spettatori. Sono autori che fanno con costanza bei film, ma che propongono anche storie simili tra di loro in cui si sa già quello che si trova. François Ozon è l’opposto: fa sempre film che vanno dal bello allo straordinario, ma sono tutti estremamente diversi per stile, temi, intensità.
Con Sotto le foglie il regista che in passato ha messo al centro dei suoi film la sessualità e la prostituzione (Giovane e bella) ci porta in una dimensione in cui tutto questo appartiene al passato. Si gioca con il noir (come in Mon crime), si propone una scena di apertura in chiesa (luogo già esplorato nel lancinante Grazie a dio) e imposta una spiritualità mimetizzata, ma pervasiva per tutta l’opera.
La trama
Le due protagoniste sono tutte da scoprire. Guai a leggere più della semplice trama del film: meno si sa, più sarà coinvolgente l’esperienza. Perché Sotto le foglie cambia sulla base dei giudizi e dei pregiudizi che siamo abituati a portare con noi.
Chi sono le due amiche Michelle e Marie-Claude, che vivono tranquillamente in Borgogna? Sono due tenere anziane, già, ma forse sono qualcosa di più.
La prima ha un nipote affezionato e una figlia distante; la odia ma non sappiamo perché. L’altra con un figlio in carcere; non è noto cos’abbia fatto di imperdonabile.
Ci sono una serie di incidenti in questo film, ma non sappiamo nemmeno se siano scherzi del destino o se nascondano una volontà delittuosa ben precisa. Anche se l’andamento non è certo quello di un giallo di Agatha Christie, il film di Ozon chiede allo spettatore di mettere un punto di domanda in coda ad ogni scena.
Il passato che torna
Man mano ci si rende conto che quello che sappiamo dei personaggi viene da una nostra suggestione sulla base dei pochi dati, estetici e “morali”, che ci sono stati forniti. Grazie a una splendida fotografia ci si immerge in uno spazio sospeso, lontano dalla città, in cui il passato ritorna come un fungo trovato sotto il manto autunnale e chiede di fare i conti con lui.
Alla fine, per capire il film, occorrerà fare i conti con la domanda pasquale per eccellenza: quanto ci costa perdonare? La difficoltà a farlo quanto ci porta fuori strada e quanto imprigiona l’altro nella figura che noi gli attribuiamo?










