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Proponiamo un articolo scritto dalle sorelle di Cremona, che hanno saputo efficacemente cogliere e descrivere la ricchezza di questa significativa giornata di comunione, nell’abbraccio della Misericordia

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Si è svolto domenica 30 ottobre, al Santuario di Caravaggio, l’annuale incontro regionale dell’Ordo Virginum, la più antica tra le forme di consacrazione secolare individuale pubblica femminile. L’appuntamento, che quest’anno è stato ospitato dalla Diocesi di Cremona e ha visto intervenire anche il vescovo Antonio Napolioni, ha assunto un carattere particolare cadendo nell’anno e in una chiesa giubilare: da qui il titolo dell’incontro “Mani di misericordia, nella vita corrente”.

Circa una sessantina le consacrate che si sono ritrovare a Caravaggio. Oltre alla Diocesi di Cremona erano rappresentate Brescia, Como, Mantova e Milano, presenti altresì persone di Roma e Trieste.

A introdurre l’incontro, negli ambienti del Centro di spiritualità del Santuario, don Giulio Brambilla, delegato episcopale per la Vita consacrata della Chiesa cremonese, affiancato da don Ivan Salvadori (delegato di Como) e don Davide Milanesi (delegato Ordo Virginum di Milano). Nella prima parte presente anche mons. Ferrari. vescovo ausiliare emerito di Milano.

Dopo la preghiera di Papa Francesco per il Giubileo della Misericordia, ha preso la parola la cremonese Mirella Baratti che, portando il saluto anche dell’altra consacrata diocesana, Marinella Oneta, e di Maria Teresa Cavalca, in formazione, ha brevemente tracciato la storia dell’Ordo Virginum in Diocesi di Cremona, nato nel 2009 per espresso desiderio del vescovo, mons. Dante Lafranconi. Dopo quattro anni di formazione, il 2 giugno 2013, il rito di consacrazione per Mirella e Marinella in Cattedrale. Oggi a loro si unisce l’esperienza della signora Cavalca.

Il pomeriggio è quindi entrato nel vivo con un momento di spiritualità e riflessione a partire dalle testimonianze di alcune consacrate.

Prima fra tutte quella di Emanuela, della diocesi di Como, che insieme ad alcune consorelle ha festeggiato quest’anno i 25 anni di consacrazione. Per motivi di lavoro da molti anni è a contatto con persone che si sono trovate in situazioni difficili, dolorose e a volte senza apparente via d’uscita: «l’accoglienza e il non giudizio – ha sottolineato – sono stati l’arma vincente di un rapporto importante, costruito con fatica, ma nella certezza che nel volto di ciascuno c’è il volto di Gesù. E, allora, per Lui stai vicino e ami quelle persone come loro desiderano essere amate». Testimonianza di misericordia fatta dunque di vicinanza, ascolto e condivisione. Come nel toccante racconto relativo al percorso vissuto insieme a senza fissa dimora, malati di Aids e donne vittime di maltrattamenti o scappate da Paesi in guerra, per le quali è diventata “mamma”.

Per Moira, della diocesi di Milano, di professione insegnante di religione, la compassione è quando ci si spoglia del ruolo di insegnate per guardare da vicino i propri ragazzi instaurando con loro un dialogo profondo. Ma anche nell’impegno di volontariato, svolto con la consapevolezza che «provare pena non è avere misericordia: aver misericordia significa guardare chi si ha di fronte». E una certezza: «Le persone verso le quali usiamo misericordia sono capaci di restituirti la tua identità più profonda», anche se sono di un’altra religione. Una testimonianza fatta parafrasando la parabola del Buon Samaritano, per affermare che «la consacrata deve essere misericordiosa per mostrare l’amore di Dio curando non solo le ferite degli uomini, ma anche le proprie».

È toccato poi ad Annalisa, della diocesi di Como, ostetrica in ospedale e impegnata nella pastorale familiare. Nelle sue parole una storia vissuta alcuni anni fa: la “confessione” di un aborto ricevuta da una donna che le ha aperto il suo cuore in lacrime.

Infine Anna, dell’Ordo Virginum di Milano, che lavora in una comunità di recupero per tossicodipendenti. Nel suo ricordo uno degli ospiti che solo nella Parola di Dio ha riscoperto di non essere stato lasciato completamente solo. «Ci ha colpito – ha raccontato – quello che alcuni ragazzi della comunità hanno detto alla sua morte: “Guarda che cosa Dio ha fatto per lui! Dio fa le cose per noi! Dio manda nella vita di ciascuno perle preziose: si tratta di riconoscere e trattenerle”».

Al termine delle testimonianze, gli interventi di Elena di Milano, Lorena di Como, Mariella di Messina, Lucia di Milano e Serenella di Roma sono stati invece relativi all’importanza degli incontri regionali dell’Ordo Virginum, come devono essere organizzati, se come incontri spirituali, di comunione o fraterni. Sullo stesso punto è intervenuto anche il delegato della Diocesi di Como.

Ha quindi fatto seguito l’incontro con il vescovo Antonio Napolioni che, dopo aver incontrato personalmente le consacrate, ha condiviso con loro il percorso giubilare, culminato poi nella Messa presieduta alle 17.30 in basilica proprio dal vescovo di Cremona.

All’inizio della celebrazione il saluto del delegato cremonese per la Vita consacrata, don Giulio Brambilla, che ha ricordato come l’Ordo Virginum sia la più antica tra le forme di consacrazione secolare individuale pubblica femminile: si ha notizia delle vergini consacrate, infatti, fin dalla Chiesa delle origini, tanto che alcune di loro furono sepolte nelle catacombe di San Callisto, a Roma.

Le caratteristiche distintive delle consacrate Ordo Virginum sono principalmente tre: la diocesanità (si pongono al servizio della propria Chiesa particolare secondo le indicazioni del Vescovo e in base alle proprie capacità), la sponsalità (sono segno visibile della Chiesa Sposa che attente Cristo Sposo) e la secolarità (vivono nel mondo, ma non seguendone le logiche; sono nel mondo, ma non del mondo).

Nell’omelia il Vescovo, riprendendo l’incipit del brano tratto dal libro della Sapienza – “Signore, tutto il mondo davanti a te è come polvere” – non ha potuto che ricordare il drammatico terremoto che la stessa mattina aveva nuovamente colpito la sua terra d’origine. Polvere di macerie, che provocano paura e fanno sentire impotenti. Ma senza dimenticare, però, la polvere del “mercoledì delle ceneri” e la polvere con la quale Dio plasmò l’uomo, tanto che «la polvere diventò un amico di Dio».

«Mentre ero davanti allo Speco – ha continuato il Vescovo – guardavo la fessura dalla quale esce una pianta, la vita. Come tutti coloro che fanno l’esperienza della Fonte. Siamo anche noi alla sorgente ad attingervi con la nostra sete e la nostra stanchezza. Lo dico a voi, che avete intuito la vertigine d’amore che può spaccare un cuore umano quando ci si sente guardati così dal Padre, nel Figlio e nello Spirito».

E ancora: «C’è una delicatezza di Dio e della donna quando c’è una intimità che si dona in noi stessi e negli altri. Il dono che riceve ogni giorno l’amore di Dio». Così, nella lettera ai Tessalonicesi san Paolo invita a pregare “continuamente per voi, perché il nostro Dio vi renda degni della sua chiamata e, con la sua potenza, porti a compimento ogni proposito di bene e l’opera della vostra fede, perché sia glorificato il nome del Signore nostro Gesù in voi, e voi in lui, secondo la grazia del nostro Dio e del Signore Gesù Cristo”.

Il brano evangelico della chiamata di Zaccheo è servito, invece, per sottolineare come Dio incastoni ciascuno come gemme preziose nel mosaico che è il suo Regno. In altre parole piccole storie di conversione, come quella di Zaccheo, penetrato dallo sguardo della misericordia con «la salvezza che riempie il suo cuore e svuota le sue tasche».

«Vivete nel mondo, ma con il cuore rivolto a Gesù, missionarie di carità». L’invito rivolto dal vescovo Napolioni alle consacrate dell’Ordo Virginum. «Credo – ha concluso – che Gesù voglia farci innamorare della sua missione di amore. Offriamogli i nostri giorni! Tutto di voi è consacrato per essere un riverbero di Gesù unico e irripetibile». E ancora: «Siate un segno femminile, delicato e perciò potente nella vostre Chiese. Per questo vi ringrazio per la vostra missione nelle vostre comunità».

(Tratto dal sito della Diocesi di Cremona)

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