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Per prepararci alla Quaresima, sabato 2 marzo ci siamo ritrovate insieme per una giornata di ritiro

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Un caffè prima di iniziare ci dà tempo per l’incontro e per l’accoglienza reciproca e favorisce un clima di prossimità.

E’ l’ascolto di una canzone di L. Ligabue – “Metti in circolo il tuo amore” – a segnare lo stacco dal coffee break e a permettere ad ognuna di entrare nel vivo della giornata.

In avvio sono stati letti alcuni stralci tratti da “La fuga delle quarantenni” di Armando Matteo.

I brani proposti tendono a mettere in risalto qualche nodo ancora da sciogliere circa il ruolo della donna all’interno di una Chiesa tuttora molto (troppo?) maschile o maschilista: il fatto che non si tenga conto a sufficienza della preparazione e del grado culturale della donna, alla quale molto viene richiesto in termini di servizio spicciolo, mentre il volto pubblico e la responsabilità decisionale restano prevalentemente maschili. La ferita inferta alla Chiesa da una parte del clero colpevole di pedofilia sanguina e il dolore provoca molte domande e reazioni.

Il luogo che ci accoglie – la chiesetta di Santa Maria alla Fonte, gestita dai frati Cappuccini – così sobria e raccolta nelle sue linee, aiuta ad entrare nell’intimo. Ci si sente avvolti come in un abbraccio e ci si predispone più facilmente alla preghiera, alla contemplazione, all’incontro con il Signore.

Il tema del nostro ritiro è tratto da un versetto del Vangelo di Giovanni: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto. Ai piedi dell’altare campeggia però una riproduzione dell’opera del Caravaggio “Gesù Risorto appare a Tommaso”, l’incredulo. Per un istante corre il dubbio che ci sia stato un errore, ma don Davide rassicura e con la sua meditazione ci aiuta capire.

Paura, sospetto, delusione, sfiducia e forse reciproche accuse abitano i cuori dei discepoli. Gesù Risorto appare e dice: “Pace a voi”. Non muove rimproveri, non rinfaccia il tradimento, né il rinnegamento di Pietro o l’abbandono da parte degli altri discepoli. Gesù va incontro a Tommaso, prende la sua mano e la porta non solo a toccare, ma quasi a entrare nella piaga aperta del suo costato, del suo cuore.

L’amore ha un prezzo, e Dio in Gesù l’ha pagato. Ma non ne chiede conto. Va oltre le fragilità e, così facendo, istruisce i suoi, noi: insegna cosa significa AMARE. Invita Tommaso – e noi con lui – ad entrare in quella feritoia del suo costato trafitto e a guardare da lì nel profondo negli angoli bui della nostra vita, per fare esperienza di “essere amati nonostante tutto”. Siamo peccatori perdonati.

Solo quando si riconosce il proprio male, la propria fragilità, e si sperimenta il perdono, la misericordia, si riesce a guardare attraverso quella feritoia con uno sguardo di misericordia, nonostante tutte le loro fragilità, l’altro, gli altri, la Chiesa.

A conclusione del tempo di silenzio abbiamo pregato a passo di danza sulle parole in musica del salmo 133.

Dopo il pranzo insieme ci siamo regalate, come sempre, ampio spazio per una fruttuosa condivisione fraterna di risonanze interiori sulla Parola ascoltata e meditata.

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