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Evento

«Siamo un popolo impegnato a rendere questo mondo migliore»

L'Arcivescovo in preghiera alla Tenda del Lutto, presso il Giardino dei Giusti di Milano, dove si è svolto un intenso pomeriggio di interventi e di riflessioni in occasione della Giornata Internazionale della Pace. Numerosi i promotori e gli aderenti all'iniziativa. Un segno il pellegrinaggio di ottobre in Terra Santa dei Vescovi lombardi

di Annamaria BRACCINI

21 Settembre 2025
L'Arcivescovo Mario Delpini con alcuni promotori dell'evento alla Tenda del Lutto

«Un altro mondo è possibile, un mondo diverso». L’Arcivescovo immagina che dicano questo i bambini che sono stati uccisi in questi quasi 3 anni di guerra a Gaza. Gli innocenti che dal cielo cercano di confortare i genitori e di «rimproverare» i loro assassini. Lo dice, infatti, il vescovo Mario – e lo scrive a chiare lettere nel Libro d’onore dei visitatori della Tenda del lutto – alle tante persone riunite presso il Giardino dei Giusti di Milano, per vivere un intero pomeriggio di eventi e di riflessione sulla pace in occasione della Giornata Internazionale della Pace. L’evento, promosso da Fondazione Gariwo, in collaborazione con Ipsia Acli, il Centro di Nonviolenza Attiva e l’Associazione Italiana Amici di Neve Shalom Wahat al-Salam, vede al suo centro, appunto, la Tenda che ricalca quella tenutasi da marzo 2024 nel villaggio binazionale di Neve Shalom Wahat al-Salam, dove israeliani e palestinesi vivono nel rispetto reciproco e in democrazia

La Tenda del Lutto al Giardino dei Giusti a Milano

L’evento

E così arriva anche monsignor Delpini che, presso la piccola tenda che richiama quelle del deserto, prega silenziosamente insieme a Gabriele Nissim, presidente e fondatore di Gariwo e “anima” dell’iniziativa. Un moneto prolungato di raccoglimento silenzioso mentre si sentono i nomi di tutti i bimbi e ragazzi morti: talmente tanti che il nastro dura in totale 19 ore e non può essere proposto integralmente nel solo pomeriggio.  

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Nutritissimo il numero delle associazioni ed enti che aderiscono all’evento e molti coloro che, tra poesia, musica e arte, interpretano il dramma del presente in Terra Santa o che portano la loro testimonianza come Irit Hakim e Aisha Khatib, coordinatrici di Combatants for Peace (CfP), movimento congiunto israeliano-palestinese fondato nel 2006, impegnato nella lotta non violenta. Volti noti dello spettacolo e gente venuta dall’inferno della guerra, profughi e attori. Tutti insieme per dire che, appunto, un «altro mondo è possibile, per usare il titolo del film, “There is another way”,   proiettato in mattinata all’Anteo Palazzo del Cinema, che racconta l’esperienza proprio dei Combatants for Peace.

L’Arcivescovo in preghiera nella Tenda del Lutto con Gabriele Nissim, presidente e fondatore di Gariwo

L’intervento dell’Arcivescovo

«Sono qui per vedere come le persone, oggi, anche in questo contesto, sanno dire la speranza, sanno dire la determinazione a essere dalla parte della pace, della giustizia e della solidarietà», scandisce l’Arcivescovo attorniato dalla gente. «Non sono venuto e parlare, ma per ringraziare di quello che qui avviene; non sono venuto per parlare, ma per fermarmi un minuto dentro la Tenda del lutto e per ascoltare questi nomi di ragazzi e bambini vittime della guerra. Invito tutti a farlo e a domandarsi cosa fanno adesso queste vite stroncate, queste promesse di uomini e di donne che sono stati eliminati».

«Io credo che questi bambini siano adesso come angeli che sussurrano parole buone alle orecchie degli adulti e dei loro genitori per consolarli. Che parlano ai loro assassini, per rimproverarli, e a tutti per dire che è possibile un mondo diverso».  

Ancora più commoventi sono le parole che l’Arcivescovo scrive sul Libro all’ingresso della Tenda. «Che faranno questi bambini che l’assurdità della guerra ha condannati a morte? Diranno parole di pace e di rimprovero, faranno domande. Chiederanno: “Che cosa vale la pena di fare? Per che cosa merita vivere? Rispondete, rispondete per favore, uomini e donne che ancora siete sulla terra!”».

Il pellegrinaggio dei Vescovi lombardi

Poi, a margine, con i cronisti, il vescovo Mario aggiunge. «Questa iniziativa va al cuore perché permette di esprimere, in modo corale, quello che molti di noi sentono e non sanno esprimere, che molta gente di buona volontà soffre e non riesce a condividere. Ossia che non siamo solo persone singole che si rammaricano dicendo come il mondo sia sbagliato, ma che siamo un popolo impegnato per aggiustare il mondo e per renderlo migliore».

Un pensiero è anche per il pellegrinaggio che i Vescovi di Lombardia compiranno dal 27 al 30 ottobre prossimo a Gerusalemme e a Betlemme. «È un segno», spiega l’Arcivescovo.

«Un pellegrinaggio è sempre un’esperienza spirituale, quindi, anzitutto andiamo a pregare. Questa arte un poco dimenticata e sottovalutata – pregare – noi crediamo che sia, invece, la strada da percorrere. Andiamo a incontrare il Patriarca (il cardinale Pierbattista Pizzaballa) ed alcuni esponenti della Custodia di Terra Santa, ma anche per dire a coloro che sono i più fragili, considerateci vostri amici, sentiteci pronti ad aiutare per quello che possiamo».