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Seminare futuro nella città

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Milano

L’Arcivescovo al Consiglio comunale: «C’è bisogno di seminatori di futuro»

«In città c’è denaro sporco: l’invasione da respingere non è quella dei profughi ma quella di capitali anonimi, di denaro che viene da una storia ingiusta», ha detto mons. Delpini a politici e banchieri nell'incontro di lunedì 25 settembre

di Annamaria Braccini

26 Settembre 2023
Un momento della seduta (foto Comune di Milano)

«Sentinelle, custodi, artigiani della manutenzione e seminatori di futuro». Sono queste le quattro immagini – così le chiama – che l’Arcivescovo utilizza per definire il ruolo della politica e del sistema bancario nella logica di un’«alleanza per il bene e il domani della città, in un “noi” che vede anche la Chiesa abitare questa stessa città».  

Nell’Aula del Consiglio comunale gremita è questo che monsignor Delpini chiede concludendo l’incontro, promosso dalla presidente del Consiglio Elena Buscemi, che vede il dialogo tra i responsabili del governo cittadino, con il sindaco Giuseppe Sala e i rappresentanti di tutti i gruppi consiliari che prendono la parola, il vescovo Mario e cinque presidenti dei maggiori Istituti bancari italiani, Augusto Dell’Erba (Federcasse), Gian Maria Gros-Pietro (Banca Intesa Sanpaolo), Flavia Mazzarella (BPER Banca), Pietro Carlo Padoan (Unicredit) e Massimo Tononi (Banco BPM).

A condurre il confronto, Elena Beccalli, preside della Facoltà di Scienze Bancarie, Finanziarie e Assicurative dell’Università Cattolica di Milano, “anima” di un primo appuntamento simile svoltosi presso la Biblioteca Ambrosiana nel 2019.

Un dialogo serrato, quello che nell’aula consiliare per oltre due ore, impegna tutti i relatori a delineare il senso di un impegno civico e sociale capace di andare oltre la logica del semplice profitto per cercare di porre rimedio ai problemi più urgenti della metropoli, come la marginalità che si rende evidente anche solo a camminare per le strade, il divario sempre crescente tra poveri e ricchi, il disagio giovanile e l’emergenza abitativa. Solo per citare alcuni temi emersi negli interventi dei banchieri, tesi a ricordare – ciascuno per il proprio Istituto – l’importanza delle Fondazioni al fine di rendere possibili progetti per il rispetto dell’ambiente e per l’inclusione sociale, e degli innovativi strumenti finanziari e creditizi messi in campo per sostenere famiglie e piccole e medie imprese, per permettere a giovani coppie l’acquisto della prima casa, per facilitare l’accesso agli studi e a una vita dignitosa. Anche perché «fare del bene fa bene a tutti», come viene detto, e «crea valore aggiunto in una necessaria partnership tra pubblico e privato», insomma, in quella alleanza, più volte auspicata dall’Arcivescovo nel suo intervento (leggilo qui), interrotto per ben tre volte dagli applausi. 

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Sentinelle e custodi della città

«Nel giugno 2023 ho concluso la Visita pastorale alla città di Milano. Sono passato nelle parrocchie e nelle realtà ecclesiali e ho potuto incontrare molte realtà presenti nel territorio», ha ricordato il vescovo Mario, annunciando una sua lettera su questo tema, che verrà pubblicata il 4 novembre prossimo, nella festa liturgica di san Carlo Borromeo.

Inteso come un ulteriore momento della visita, l’incontro a Palazzo Marino – così dice di considerarlo l’Arcivescovo – è, quindi, l’occasione per sintetizzare la sua visione di coloro che devono fare di Milano «un luogo in cui sia desiderabile vivere». A partire proprio dall’immagine delle «sentinelle», di fronte ai tanti soldi che entrano in città.    

«La sentinella vigila e dà l’allarme. In città c’è denaro sporco, denaro che viene da traffici illeciti, che si insinua nelle situazioni di indebitamento che non trovano accesso al credito e perciò si aprono alla tentazione seducente del denaro prontamente disponibile, ma è un frutto avvelenato che avvelena poi l’azienda, il negozio, la famiglia. Il denaro sporco è a servizio della prepotenza della malavita organizzata e si insinua là dove gli enti pubblici consentono a zone grigie, a burocrazie ingarbugliate. L’amministrazione pubblica è come la sentinella che vigila e dà l’allarme, perché non basta invocare l’esercizio delle Forze dell’ordine e della Guardia di finanza, se non si forma una coscienza civica che distingue il bene dal male. Anche la comunità cristiana cerca di vigilare su questo esporsi all’usura offrendo quell’aiuto simbolico che è la Fondazione San Bernardino per contrastare forme di credito avvelenate».

In questo contesto, l’affondo. «Forse l’arrivo di tanti capitali deve dare forma a una qualche vigilanza. I milanesi sono indotti dalla cronaca gridata a temere che i profughi, che i rifugiati siano l’invasione da respingere, perdendo il senso delle proporzioni e il buon senso della solidarietà. In realtà, l’invasione più temibile potrebbe essere quella di capitali, di quantità di denaro che vengono da chi sa dove e da chi sa quale ingiusta fonte».

Scatta l’applauso, ma il discorso continua e va ancor più in profondità, nelle pieghe dei comportamenti di ognuno di noi. «Si dice che il sistema del neo liberismo fondato su in individualismo presuntuoso si rivela insostenibile. Se non corriamo ai ripari c’è il percolo che il sistema imploda. Il mercato da solo non risolve tutto, benché a volte vogliano farci credere questo dogma della fede neoliberale. Si tratta di un pensiero povero, ripetitivo, che propone sempre le stesse ricette di fronte a qualunque sfida si presenti. La fragilità dei sistemi mondiali di fronte alla pandemia ha evidenziato che non tutto si risolve con la libertà di mercato», come si legge in “Fratelli tutti”.

Al contrario, «il patrimonio ricevuto è il convivere di molti, nel pluralismo che non degeneri in confusione».

Come a dire: «non serve solo offrire servizi, ma occorre la qualità delle relazioni nella città», perché «il tema delle diseguaglianze, è tanto grave e induce a pensare che il capitalismo stia creando un tipo umano che divorerà il capitalismo stesso. Il capitalismo senza riforme potrebbe essere insostenibile e questa crisi potrebbe favorire anche la crisi del sistema democratico con il sorgere di populismi, che sono l’esito estremo dell’individualismo», aggiunge Delpini, citando l’economista Joseph E. Stiglitz.

Artigiani della manutenzione e seminatori di futuro

Poi, le altre due definizioni del ruolo della politica e delle banche «chiamate all’opera ordinaria, quotidiana, paziente, che si può chiamare artigianato della manutenzione», nel territorio locale, magari con bandi e strumenti amministrativi di sostegno, senza, tuttavia, dimenticare «l’orizzonte globale».

«Gli artigiani della manutenzione non muovono da ideologie, ma dall’emergere della situazione, dal presentarsi di una emergenza, dall’accendersi di un’idea. Perciò è possibile il convergere di persone e gruppi che hanno visioni diverse e vengono da storie parallele: nel particolare di un’opera di artigianato possono trovarsi dalla stessa parte e collaborare alla medesima impresa, c’è una prospettiva promettente».

Come accade, ad esempio, nell’ambito dell’Osservatorio del Debito Privato dell’Università Cattolica di Milano o attraverso la Fondazione Centesimus Annus e Prospera-Progetto Speranza con i “Dialoghi per una finanza integralmente sostenibile”. «Lo scopo di questi Dialoghi è contribuire a che l’intero sistema finanziario italiano torni a giocare un ruolo determinante al servizio dell’economia reale e del lavoro e, forse, proprio Milano è il contesto adatto per rendere comprensibile e promettente questo percorso di “conversione”».

«Nelle responsabilità che ricoprono, i membri del Consiglio Comunale e i presidenti delle Banche non possono limitarsi a uno sguardo sull’immediato o immediatamente produttivo. Può essere comprensibile che ci sia un’attenzione alle scadenze, ma si deve tener presente che le scelte che si compiono o che non si compiono segnano la vita della città per il tempo che viene». Specie di fronte alle grandi emergenze, che l’Arcivescovo nomina. «Possiamo fare cenno alla generazione giovanile che in alcune sue manifestazioni risulta così problematica, incline a rinunciare alle responsabilità verso gli altri, alla depressione sulle sue aspettative, alla trasgressione, al vandalismo, all’autolesionismo. In che modo possiamo offrire a questa generazione delle buone ragioni per desiderare di diventare adulti e per desiderare di vivere a Milano?  Possiamo fare cenno alla situazione di desolazione di una città che sembra non desiderare i bambini e sentire fastidio per gli anziani. Forse possiamo almeno porre la domanda su come si possa seminare un pensiero, un sentire che consideri i bambini non una spesa, non un intralcio, ma un investimento, una promessa». Una promessa da coltivare con i 4 profili descritti che disegnano «un atteggiamento spirituale», ma anche molto concreto e quotidiano come sottolinea l’applauso finale prolungato e per il quale molti dei presenti si alzano in piedi.

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Sala: «Valorizzare la sussidiarietà»

Di questo dialogo svoltosi «nella casa della città, la sede del Comune», come ottima base di partenza aveva, poco prima, parlato da parte sua anche il sindaco Beppe Sala. «Milano è la capitale finanziaria del Paese, così come è la capitale del volontariato italiano con oltre 180mila persone impegnate in attività benefiche, ed è sede di una grande Diocesi. Questi primati sono strettamente connessi, perché nell’anima ambrosiana, la cultura del lavoro, dell’impegno professionale e dell’innovazione imprenditoriale coesistono da sempre con la solidarietà, la generosità e l’aiuto al prossimo».

Se «nel primo semestre 2023 la produzione industriale a Milano è cresciuta del 3,5%, e si è verificato un aumento costante degli investimenti nel settore immobiliare (l’anno scorso più del 40% del totale nazionale è stato registrato a Milano)», è pur vero che «tali numeri incoraggianti significano più occupazione, ma anche innalzamento dei prezzi delle case, in un periodo di aumento dei mutui e dei canoni di locazione». Una parte significativa di questi problemi – ha evidenziato Sala –  non può essere affrontata con i poteri del Comune, ma valorizzando il principio di sussidiarietà e la libera iniziativa delle parti sociali, si possono trovare soluzioni in grado di rispondere alle nuove domande».

Beccalli: «Milano come esempio per altri»

Parole, queste, condivise dalla docente Beccalli, per la quale «diventa quanto mai necessario rinsaldare le relazioni che sono alla base dei tessuti sociali. Relazioni su cui si fondano quei beni immateriali – quali dignità, fiducia, equità – che, sebbene spesso dimenticati, determinano la qualità delle relazioni economico-finanziarie e consentono il pieno funzionamento dei mercati stessi.

Sono richieste misure su molteplici piani, dalle politiche abitative a quelle scolastiche e universitarie fino ad arrivare alle politiche del lavoro e ai bisogni di famiglie e piccole e medie imprese oggi quanto mai urgenti alla luce del complesso quadro macroeconomico caratterizzato dagli alti tassi di inflazione e di interesse. Essendo Milano da sempre il perno finanziario del Paese, il settore bancario può rappresentare un partner privilegiato con il quale attivare schemi di collaborazione basati proprio sul dialogo tra esponenti politici e attori economici per la cura della città».

«Non va infine dimenticato – ha sottolineato Beccalli – che Milano è una città anticipatrice di tendenze e dalla forte vocazione europea. Tratti che le consentono di proporre soluzioni e azioni sinergiche che possano diventare modelli anche per altri».

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