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Milano

L’Arcivescovo: «La pace è una meta raggiungibile con il lavoro di tutti»

Intervento alla tappa finale della “Carovana” delle Acli, conclusa da un flash-mob dei giovani in piazza Duomo: «Portate un messaggio di speranza contro pregiudizi ideologici e interessi di parte»

di Annamaria BRACCINI

10 Dicembre 2025
Un momento del flash-mob (Agenzia Fotogramma)

La pace come cammino, proposta, speranza e impegno. La pace che si costruisce tutti i giorni, anche andando ogni mattina a fare il proprio dovere. In una piazza Duomo segnata da qualche sprazzo di sole, sono tanti i ragazzi che arrivano sul sagrato con le loro bandiere delle Acli. Per srotolare la “bandiera delle bandiere”, grande, enorme, con la colomba della pace disegnata sul bianco del telo, che sembra inizi a volare. E tra coloro che “danno una mano” a distendere la bandiera c’è anche l’Arcivescovo.

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Il percorso

Tra gli applausi anche dei passanti e dei turisti, è il momento culminante della tappa finale della “Carovana della pace- Peace at work” delle Acli, partita a settembre da Palermo e che in questi mesi ha attraversato tutto il Paese per portare nei luoghi della quotidianità – scuole, fabbriche, cooperative, cantieri, università, ospedali, teatri e campi agricoli – un messaggio concreto di disarmo, giustizia sociale e nonviolenza attiva. “Carovana” che vivrà il momento finale a Strasburgo, dove alle istituzioni europee sarà consegnato un appello per rilanciare, a partire dal lavoro, una nuova stagione di cooperazione e sicurezza comune, ispirata allo spirito di Helsinki. Insomma, tanti giorni e tanti chilometri per dire “pace” ovunque, toccando circa 60 città italiane, con iniziative pubbliche, assemblee, laboratori di cittadinanza attiva e momenti di dialogo con i territori. Tra le tappe centrali, quella che ha incontrato la Marcia per la pace Perugia-Assisi (12 ottobre) e una speciale sulla rotta balcanica, organizzata in collaborazione con l’ong Ipsia Acli e il Cta.

Intensa anche la giornata della tappa milanese. Prima dell’arrivo in piazza del Duomo, una sosta nel cantiere del Ccl (Consorzio Cooperative Lavoratori), dove la Cooperativa Solidarnosc Martesana sta ultimando la realizzazione di 67 alloggi, e una’altra presso la sede dell’Istituto Enaip. Poi, appunto, il flash-mob all’ombra della Madonnina, a cura dei Giovani delle Acli, con i ragazzi del Servizio civile e gli studenti Enaip. Infine, alle 17.30, il convegno dal titolo «I diritti umani come fondamento di lavoro» presso la sede Acli Milano.  

Sul sagrato presenti tanti soci e vertici aclisti, tra cui il presidente nazionale Emiliano Manfredonia e la presidente milanese Delfina Colombo. Accanto a loro, don Bruno Bignami, direttore dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro della Cei, l’assessore comunale allo Sport, al Turismo e alle Politiche giovanili Martina Riva, e l’assistente ecclesiastico dell’Associazione don Alberto Vitali.

Monsignor Delpini parla ai partecipanti (Agenzia Fotogramma)

L’intervento dell’Arcivescovo  

Tre le indicazioni che vengono dall’Arcivescovo. «La prima è una protesta contro i pregiudizi ideologici, le appartenenze politiche che contrappongono idee e culture. Una protesta contro gli schemi mentali che, invece di interessarsi del bene comune, hanno il puntiglio di ribadire la propria posizione; contro gli interessi di parte che strumentalizzano le persone ai guadagni del potere; una protesta contro l’indifferenza e la menzogna»

Secondo termine: una proposta: «Quella di condividere la speranza che la pace è possibile, è un bene, una meta che possiamo raggiungere: perciò una carovana porta un messaggio di speranza».

La proposta di monsignor Delpini riguarda anche il lavoro, come significativamente hanno voluto fare le Acli intitolando l’iniziativa «Peace at work»: «La proposta di lavorare come condizione di pace: lavorare nel rapporto internazionale, lavorare nei rapporti per creare condizioni di vita migliori e di lavoro sostenibili, contrastando il lavoro povero per costruire una società in cui tutti possano vivere con dignità. Ciascuno è invitato a chiedersi come contribuire a costruire la pace. È la proposta di un progetto per trovare vie per riformare il lavoro, vie per esigere che i politici siano espressione del popolo. Davanti a questo Duomo, siamo qui a dire che Dio sta dalla parte della pace, è alleato degli operatori di pace, accompagna tutti coloro che seminano la pace».

Le voci istituzionali 

«Dobbiamo riaffermare sempre di più questa convinzione e ringraziamo particolarmente il nostro Arcivescovo per il Discorso alla Città, che ci ha ricordato che la responsabilità è personale e che tutti noi dobbiamo essere architetti e costruttori di pace, ognuno nel suo ruolo e nella propria vocazione personale», ha scandito la presidente Colombo, facendo riferimento anche alla questione sanitaria, sempre ricordata nel Discorso.

Delfina Colombo, l’Arcivescovo e l’assessore Martina Riva (Agenzia Fotogramma

Parole a cui ha fatto eco don Bignami: «La pace si edifica ogni giorno, quando ci alziamo e andiamo al lavoro. Costruire la democrazia significa valorizzare il lavoro di ciascuno. L’augurio è che ognuno di noi si faccia costruttore di pace nei luoghi in cui vive e a partire dalle responsabilità piccole e grandi. La pace sembra quasi impossibile, così come quasi impossibile sembra la meravigliosa opera d’arte del Duomo, in questa Milano capitale europea. Eppure, il Duomo è stato realizzato da tante persone, tante maestranze, tanti artisti. Anche la pace per noi deve essere un’opera d’arte, dove ognuno deve mettere il suo pezzettino, il suo piccolo contributo: si devono disarmare le parole e il cuore, bisogna lasciare andare la spada e pensare che la nostra miglior difesa sono la diplomazia e il progresso».

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