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Sirio 09 - 15 dicembre 2024
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Riconoscimento

Premio Lazzati a Garzonio e ai suoi sogni per Milano

All’Ambrosianeum la consegna al giornalista, psicoterapeuta e presidente emerito della Fondazione. Delpini: «Interprete di una cultura feconda». Ravasi: «Testimone della vitalità della città»

di Annamaria BRACCINI

13 Dicembre 2023
Il cardinale Ravasi premia Marco Garzonio

Un giornalista, un poeta, uno psicoterapeuta, ma soprattutto un «costruttore e narratore di sogni a servizio di Milano e della Chiesa ambrosiana». Questa la motivazione del Premio Giuseppe Lazzati conferito, nella sua nona edizione, a Marco Garzonio, per 25 anni presidente e “anima” della Fondazione culturale Ambrosianeum. E appunto presso la sede della Fondazione, con la presenza iniziale dell’Arcivescovo, si è svolta l’affollata serata per la consegna del riconoscimento, con gli interventi dell’attuale presidente Fabio Pizzul, di Guido Stella in rappresentanza della famiglia Lazzati e la Laudatio affidata al cardinale Gianfranco Ravasi, amico di lunga data del premiato. Così come molti volti noti della cultura e della società civile milanese e altri componenti della famiglia Lazzati che non hanno voluto mancare. Due i vescovi seduti tra il pubblico, il Vicario generale monsignor Franco Agnesi e monsignor Giuseppe Merisi.

Marco Garzonio con Fabio Pizzul

L’intervento dell’Arcivescovo

«Condivido la gioia di questa assegnazione a Garzonio che ho conosciuto in specie come presidente appassionato dell’Ambrosianeum – ha detto Delpini -. Mi congratulo con lui e auguro che questo sia anche un momento nel quale il senso di responsabilità verso la città, verso il suo presente e il suo futuro guardando con fiducia alle sue potenzialità, mostri la fecondità della cultura che Garzonio ha testimoniato, la certezza che abbiamo delle cose da dire, delle alleanze da proporre, delle speranze da seminare per il contesto in cui viviamo. Questo è un luogo in cui dire la parola che non possiamo tacere. Iniziamo a guardare al 2024 come a un anno in cui il nostro essere cristiani, uomini e donne di cultura, possa seminare germogli di futuro. Non lasciamoci impaurire dalla complessità dei problemi, dalla realtà: come dopo la guerra, quando fu avviato Ambrosianeum, siamo chiamati a resistere e a immaginare».  

Il saluto dell’Arcivescovo

La riflessione del presidente Pizzul

Dopo l’intervento di Stella, uno dei 15 nipoti di Lazzati, attento nel delineare «la prossimità affettiva lazzatiana che hanno sperimentato tutti coloro che lo hanno avvicinato nel tempo, anche nei momenti più difficili della sua vita», Pizzul richiama «la cura e la valorizzazione della casa comune che ha sempre caratterizzato Garzonio»

Una «casa comune» che fu espressione cara al cardinale Martini – anch’egli insignito del Premio Lazzati -, «che la utilizzava per parlare dell’Europa, anzitutto in un’eccezione etica nel senso, per Garzonio, di un impegno nella professione giornalistica, di psicoterapeuta, capace di leggere eticamente il luogo in cui siamo chiamati a vivere per riempirlo di significato. E, poi, la dimensione politica intesa come prendersi cura del clima e delle relazioni della città dell’uomo, all’interno di questa casa comune, con il coraggio di accompagnare il cammino di tanti, da Piero Bassetti a Giuseppe Guzzetti e a Mino Martinazzoli, di cui Garzonio fu spin doctor durante la campagna elettorale per le regionali del 2000. Senza dimenticare il prendersi cura dal punto di vista della poetica che racconta di Dio, delle cose e delle persone, sapendo narrare la realtà attraverso il concetto della bellezza ispirata da una visione profonda. Non a caso il Premio Lazzati nacque – conclude Pizzul – legato all’espressione della parola e della poesia».

La Laudatio del cardinale Ravasi

Intense e affascinanti, come sempre, le parole con cui il cardinale Ravasi ha approfondito la Laudatio del premiato, avviata proprio da un riferimento alla sede dell’Ambrosianeum «luogo per me familiare, nel quale ho iniziato a fare conferenze, dove io stesso ho ricevuto il Premio Lazzati e dove è stato organizzato il pranzo per il mio cardinalato, l’8 dicembre 2010».

Parlando di una «sorta di dittico, formato da una prima tavola soggettiva, con delle iridescenze pubbliche, e da una seconda più oggettiva», il porporato ha aggiunto: «Ricordo il primo incontro con Garzonio, nel 1986 nel Seminario di corso Venezia, e il filo della relazione che si è dipanato da allora e che non si è mai spezzato. Il 18 febbraio 1990, iniziai per la prima volta a scrivere sul supplemento domenicale del Sole24Ore, firmando una recensione di un libro di Marco, Gesù e le donne. Gli incontri che hanno cambiato il Cristo. Nel 1995, poi, rinascendo la Biblioteca Pinacoteca Ambrosiana (di cui Ravasi è stato prefetto), Garzonio fece un servizio sul Corriere suggestivo e molto particolare, narrando la visita ai caveaux della Cariplo dove erano custoditi i codici e altri tesori dell’Ambrosiana, in attesa di esservi ricollocati dopo i restauri». E, ancora, la miscellanea per i 70 anni del Cardinale stesso, voluta da Garzonio, che Ravasi ricorda con riconoscenza e «il rapporto con Martini ed Ermanno Olmi, tutti amici comuni».  

L’intervento del cardinale Ravasi

Quattro i «registri» della seconda tavola: «La fede del premiato, ritrovata grazie a Lazzati e a monsignor Giovanni Barbareschi, e la psicoanalisi come via di conoscenza e trasformazione interiore, con l’importanza di penetrare nell’interno della realtà umana, perché ormai non esiste più un’idea dell’umano condivisa. Terzo, la scrittura, come giornalista e saggista, vissuta attraverso la poesia. Infine, l’essere milanese di Garzonio, con quell’amore costruito anche con l’annuale “Rapporto sulla città”, che testimonia la ricchezza, i valori, la vitalità di questa nostra Milano».

Con la splendida lirica di padre David Maria Turoldo, Fratello ateo, nobilmente pensoso, arriva la conclusione del cardinale Ravasi, prima della consegna del Premio, la commozione fino alle lacrime del premiato che riceve dalle sue mani la targa e, dalla notissima fotografa Margherita Lazzati, una grande fotografia intitolata “San Peter”, quale simbolica immagine lazzatiana “dell’unità dei distinti”, in questo caso l’unione di Cielo e terra.

Le parole del premiato

«Questo premio è per me, ma io lo sento consegnato a tutta la mia generazione che mi ha dato tanto. Oggi è la giornata della riconoscenza mia e dei mei coetanei alla vita: siamo una generazione venuta fuori dalla guerra», sottolinea Garzonio, nato nel settembre 1939.

«Sono riconoscente al professor Lazzati, mio testimone di nozze e mio primo direttore a L’Italia, il cui insegnamento era educare alla libertà attraverso la libertà e che per questo pagò molti prezzi. Penso al cardinale Martini, alla sua fiducia in me e nella laicità, quando mi chiamò alla guida dell’Ambrosianeum, al cardinale Ravasi, per avermi fatto conoscere la Terra Santa. E, infine, la riconoscenza è per l’Ambrosianeum, come istituzione e persone che vi hanno lavorato. Il mio amore è per Milano e la preoccupazione per il suo futuro. Formuliamo tutti un pensiero di pace, perché non ci sarà pace nel mondo finché non ci sarà pace in Terra Santa».

 

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