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Sovvenire

Minori ucraini in Italia, con l’8×1000 l’accoglienza si fa normalità

Le esperienze di Cormano, Cassina de Pecchi e Busto Arsizio, dove l’ospitalità offerta dalle comunità parrocchiali ai giovanissimi fuggiti dalla guerra (anche grazie ai fondi derivanti dalle imposte) è ormai parte della vita quotidiana

di Massimo PAVANELLO Responsabile diocesano del Sovvenire

19 Luglio 2023
Foto Agensir

Si leggono lanci d’agenzia di questo tipo: «Crollo mediatico, nell’opinione pubblica, verso le notizie riguardanti la guerra in Ucraina». Poi si scoprono realtà di quest’altro tipo: parrocchie trasformano un’accoglienza di emergenza in quotidianità condivisa.

Alcune di queste, nella fase di start-up, sono state sovvenzionate direttamente (indirettamente, sono molte di più) pure con fondi 8×1000. È il caso di Cormano (euro 16.700), di Cassina de Pecchi (euro 10 mila) e di Busto Arsizio (euro 7 mila).

Tra Cormano e il Mar Ligure

A Cormano, in località Brusuglio, sono domiciliate nove persone, bambini con mamma e nonna. Il parroco don Gigi Musazzi così racconta l’ordinarietà nella quale è immersa pure la Comunità pastorale: «In queste settimane alcuni bimbi sono in vacanza da parenti che già abitavano in Italia. Altri sono al mare, in una colonia a Borghetto. Nei mesi precedenti hanno frequentato l’asilo e l’oratorio estivo». Sono tre le associazioni che si fanno carico di seguire questa singolare “famiglia” di stranieri. «L’alloggio è stato ricavato all’interno dei locali dell’oratorio – continua Musazzi -. Questa esperienza è a totale carico nostro. Mentre la Comunità pastorale collabora anche con altre forme di accoglienza sul territorio». Riferendo dei sogni sul futuro, don Gigi conclude: «Alcuni di loro programmano di restare in Italia, altri sognano di tornare nel loro Paese».

A Cassina de Pecchi orfani di un’altra guerra

Uguale ferialità, con ospiti un po’ più grandicelli, si trova a Cassina de Pecchi, dove la parrocchia ha accolto cinque minori (uno frequenta le medie e gli altri le superiori) e un adulto. «Si sono inseriti bene nei nostri ritmi», conferma don Massimo Donghi, che scherza: «Del resto, abitano dentro l’oratorio, sono loro i veri “padroni”». Il sorriso del parroco, però, diventa nervoso quando accenna alla storia di questi ragazzi: «È già la seconda guerra dalla quale fuggono. Arrivano dall’orfanotrofio di Zaporižžja. La mamma che sta con loro è adottiva. Sono orfani dal primo conflitto nel Donbass».

La responsabilità tutelare, trattandosi di minori, è del Sindaco. Ma la parrocchia li sostiene in tutto, dalla dote scolastica alla spesa quotidiana. E non mancano le piccole attenzioni. Come emerge da un passaggio – di resoconto immobiliare – di Donghi: «Abbiamo messo a disposizione l’appartamento dell’ex parroco. Svuotato e sistemato. Abbiamo lasciato solo l’icona della Madonna di Kiev, che don Bruno teneva appesa in salotto». E il domani? «Le due femminucce, più piccole, non escludono di fermarsi in Italia. I maschi sono invece determinati a tornare nella loro terra».

A Busto Arsizio con «il tassista di Dio»

Anche a Busto Arsizio l’accoglienza degli ucraini è modulare. È in carico a diversi soggetti. E pure il mondo ecclesiale offre opzioni abitative differenti. I 7 mila euro giunti dall’8×1000 sono serviti per ristrutturare ambienti parrocchiali riservati a tale scopo.

L’esperienza più nota è quella che fa capo alla chiesa di S. Giuseppe. Il cui parroco, don Giuseppe Tedesco, è soprannominato «il tassista di Dio», poiché ha viaggiato fino in Polonia per portare in Italia sei bambini e una mamma con una neonata scappati dalla guerra in Ucraina.

Tutti questi progetti, secondo una convenzione con la Prefettura – scaduta una prima volta, ma rinnovata – dovrebbero durare fino al 31 dicembre 2023. Poi si vedrà. Anche se, per la Chiesa, «l’addio non è una possibilità», come cantano i Coma_Cose.